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31-08-2003, 09.08.45 | #1 |
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I rapporti personali...
Se tenuta naturalmente sciolta, in una mano aperta, essa resta dov'è. Ma non appena si chiude la mano, e la si comprime, la sabbia scivola attraverso le dita. Ne puoi trattenere un pò, ma la maggior parte andrà persa. I rapporti personali sono simili alla sabbia. Se lasciati liberi, nel pieno rispetto dell'autonomia dell'altra persona, allora probabilmente si manterranno intatti. Ma se tenuti troppo stretti, in modo possessivo, allora scivoleranno via e andranno perduti. (K. Jamison, La teoria del morso) Sto pensando a questa citazione da tre giorni... perchè è un argomento che considero fondamentale... l'aforisma è bellissimo (grazie Festona!), ma non riesco a comprenderlo fino in fondo... Mi chiedo: esiste un'etica dei rapporti interpersonali...? E se esiste come si concilia con la libertà individuale...? Bisogna accettare incondizionatamente qualsiasi caratteristica dell'altro, ma ci dovrà pur essere a livello pratico un minimo di "legge morale" da condividere, oppure no...? Dal punto di vista teorico l'aforisma non fa una piega... ma all'atto pratico come si traduce...? Come si può trattenere la sabbia nella propria mano...? Come si può trattenere un rapporto...? Come si può mai trattenere un altro...? Non si può... credo che non si possa... Però può farlo l'altro... ecco il sottile ed eclatante paradosso... e può farlo solo tentando di sottrarsi a quel minimo di "legge" o di impostazione che forse è necessaria... e sottolineo il forse... Quanto più si sceglie cosa condividere e cosa esternare tanto più si trattiene quel rapporto... e l'altro non ne ha la minima "responsabilità"... ma ne può solo pagare (ingiustamente?) le conseguenze... e così l'integrità del rapporto stesso... Io, forse molto banalmente, sono portato ad impostare tutto sulla sincerità e sulla trasparenza, e parlo naturalmente di rapporti autentici, di rapporti in cui scorra una qualsiasi forma di sentimento... tentando di rendermi consapevole di quello che provo (relativamente a qualsiasi esperienza personale o sensazione) e tentando di renderlo condivisibile... Non è certo facile, ma è di certo possibile... a volte sono necessarie alte dosi di "coraggio" forse, ma sono convinto che si possa parlare di ogni cosa e di qualsiasi argomento, è solo questione di capacità e di sensibilità, eventualmente... Forse sarà una "legge" troppo elementare... e quindi troppo dura... Ma esisterà un'alternativa...? Io, al momento, non credo di conoscerne... |
31-08-2003, 09.37.11 | #2 |
Junior Member
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Mi chiedo: esiste un'etica dei rapporti interpersonali?
Subito, a caldo, il primo pensiero che mi viene in mente è questo: potrebbe esistere...volenti o nolenti, nei rapporti interpersonali ad un livello approfondito, inevitabilmente ci s’ influenza reciprocamente... E penso a chi, parlando, inserisce il famigerato (per me lo è) bla bla bla nel discorso che sta facendo: quella persona, riesce a trasferirmi solo il suo vuoto, quando è pieno di sé...sbaglio? ...non ho potuto quotarti come volevo perchè, stranamente facendolo, mi s'arruffava tutto il post |
31-08-2003, 09.48.58 | #3 | |
Guest
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Un rapporto autentico è un rapporto autentico... E non so se il riconoscimento di un'eventuale etica possa condurre o meno ad influenzarsi... anzi, credo che l'"influenzarsi" (proprio perchè forse assolutamente scontato) non c'entri nulla... anche se è anch'esso argomento sicuramente degno di approfondimento... Io cerco di essere me stesso anche nei rapporti superficiali, anche in quelli in cui non c'è il minimo scambio... non parlavo di questo... Il famigerato bla bla bla dici...? Non capisco cosa sia, sinceramente... Io sto tentando di parlare di un rapporto autentico... Io non penso ad altri... Io penso a me... ed ai miei rapporti autentici... E non penso a cosa si possa trasferire o meno... Il tutto accade... se accade... spontaneamente... Io tento di parlare del rapporto in sè... della sua essenza... della sua migliore manifestazione... e non mi interessa il vuoto altrui, ma solo il mio... Mi interessano invece le scelte altrui... e soprattutto come queste possano condizionare il rapporto stesso... è questo il punto che mi piacerebbe affrontare... Ma mi interessano solo le scelte delle persone con le quali ho un rapporto autentico... |
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31-08-2003, 09.52.53 | #4 | |
Junior Member
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Messaggi: 107
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Re: I rapporti personali...
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...guarda, hai visto?...se ti quoto, mi appare il "corsivo" dove non l'ho scelto e si pasticcia il blablabla e non c'è modo di modificare! ...chissà come mai... Subito, a caldo, il primo pensiero che mi viene in mente è questo: potrebbe esistere...volenti o nolenti, nei rapporti interpersonali ad un livello approfondito, inevitabilmente ci s’ influenza reciprocamente... E penso a chi, parlando, inserisce il famigerato (per me lo è) bla bla bla nel discorso che sta facendo: quella persona, riesce a trasferirmi solo il suo vuoto, quando è pieno di sé...sbaglio? |
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31-08-2003, 10.00.19 | #5 |
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Ultima modifica di Skorpios : 01-09-2003 alle ore 21.14.24 |
31-08-2003, 12.50.22 | #6 |
Senior Member
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Mi ha piacevolmente sorpreso l'apertura di questo Thread, ti ringrazio Skorpios, anche per me ha molta importanza questo aspetto... anche se vengo considerato da chi mi sta molto vicino un "orso"
Sicuramente un rapporto, come dice la parola, avviene tra individui, non può essere una cosa tra me e me stesso, come spessissimo accade. La riuscita o meno del rapporto dipende dall'alchimia che si viene a creare tra le diverse persone che entrano in contatto: partendo da una base di rispetto ed onestà, secondo me ci vuole un intento comune a comprendersi, non voler a tutti i costi aver ragione... ce ne sarebbero di ingredienti alla buona riuscita, ma siamo umani ognuno con le proprie finalità, insicurezze o sicurezze, con le nostre emozioni che si vanno, perlopiù, a scontrare più che a collaborare con l'altro... Per me l'aforisma si traduce nel 'non soffocare la vita che in questo momento hai incontrato' o 'c'è un equilibrio nella vita, cercalo e trovalo'... non vado avanti se no mi incarto, non ho doti di scrittura elevate (dovete immaginare che sto scrivendo nella baraonda più totale provocata da 5 membri della famiglia ) |
31-08-2003, 12.52.43 | #7 |
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Trovo dannoso sia la ricerca della libertà personale in termini assolutistici, sia il rapporto possessivo e morboso.
Torna come sempre quel mio famoso discorso, la via di mezzo. Te lo ricordi? Una definizione di rapporto autentico? La libertà personale ha un limite? Se sì, è giusto che ci sia? Credo di sì per definizione, altrimenti che rapporto sarebbe? Il rapporto presuppone appunto uno scambio che quando diventa a senso unico tradisce la definizione di rapporto. In sostanza ho descritto la ricerca della via di mezzo. Nell'atto pratico c'è ovviamente più difficoltà. Esiste un'altra definizione di rapporto autentico? Dipende da me, se tenessi la sabbia in una mano sciolta davvero resterebbe dov'è? Forse che sì, forse che no perchè parliamo sempre di rapporto, quindi dipende dall'altro. Ciao Skorpios |
01-09-2003, 22.01.49 | #8 | |
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Re: I rapporti personali...
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…l’aforisma ha una sua logica generale ma, la sabbia, se è asciutta, sfugge anche a mano aperta se arriva, per esempio, il lievissimo soffio di vento del disinteresse o della superficialità… …forse quello che non riesci a comprendere bene di quell’aforisma, semplicemente, non c’è. …forse quella citazione è fine a se stessa o parte di un discorso più ampio che non viene spiegato dall'autrice e che forse, se fosse stato, non ci piacerebbe più… C’è un’etica ma, quella che intendo io, non è quella immobile dei moralisti, quelli del blablabla per intenderci, che si riconosco presto in quanto si nota che non sono impegnati con sé stessi, figuriamoci con gli altri che si limitano solo a seguire morbosamente e possono anche strapparci un sorriso talvolta ma, solo per il tempo che trova, poi vanno messi da parte come nocivi, dal fiato gelido…credo che, se in un rapporto si comincia considerare troppo un’etica di fondo, si è portati inevitabilmente a cercare di evitare che quel rapporto ci prenda di più di ciò che siamo disposti a dare, no? … aver paura che ci sottragga qualcosa in più… diventa così un falso rapporto, con noi, con la libertà, con la vita….e questa è morte dell’arte di vivere, di relazionarsi con gli altri, morte delle pulsioni, dell’impegno …un rapporto autentico ha bisogno d’arte, di fantasia, di basarsi anche su etica ma, di quella non scritta, fatta di molteplici codici impossibili da ingabbiare in modelli, sentita come innata in noi stessi, dettata dalla nostra anima…un rapporto interpersonale, dev’essere libero come un progetto, qualcosa in continua evoluzione…i modelli sono ripetitivi e non li preferisco: se ci siamo “inventati” la morale, è per non perdere anche l’occasione di evitarla no? ….i modelli sono fatti per fare ordine e questo, soprattutto in un rapporto sentimentale, non è equilibrio, è senso di soffocamento… d’accordo, ci sono degli obblighi morali, dei punti fermi e, per me per esempio, un paio di questi sono: impedirsi d’influenzare l’altra persona ed il rispetto dei “movimenti” di vita dell’altro che, ha una sua storia e questo non dobbiamo mai dimenticarlo al fine di un rapporto costruttivo… Non mi interessa sapere se la storia che mi raccontate è autentica. Voglio sapere se riuscite a deludere un`altra persona per amore di autenticità verso voi stessi; se riuscite a sopportare l`accusa di tradimento senza tradire la vostra anima... Per me, una certa etica, certi punti fermi, si conciliano abbastanza con la libertà individuale se, conosciamo noi stessi e se ci ricordiamo che possiamo scegliere: sì, perchè molti, con la scusa che tanto non si è totalmente liberi, danno la colpa a qualsiasi cosa e restano fermi...o confondono la libertà con l'onnipotenza che non è scegliere fra le possibilità ma, sta nell'ottenere sempre ciò che vogliono …...nella nostra vita si presentano molte strade…non sempre è facile e non sempre possiamo fare ciò che ci pare ma, spesso possiamo scegliere o perlomeno, sappiamo che potremmo farlo, che possiamo tentare, indipendentemente dalla riuscita, magari aiutati da qualche “fuori programma”… Siamo portati ad indagare nella vita interiore degli altri, sentiamo maggiormente l’impulso se il nostro rapporto è d’amore…si può condividere molto, quasi tutto ma, è bene che resti per entrambi, una piccola isola accessibile sono a noi stessi…un piccolo privato dove nessuno può entrare… Non si può trattenere un rapporto, soprattutto se si predilige civettare con la sofferenza e, quell’aforisma, si traduce anche così … …e siate uniti, ma non troppo vicini; Le colonne del tempio si ergono distanti, E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro… Kalil Gibran …questa poesia, ci ricorda che in un rapporto è meglio non essere oppressivi cosa che, condivido ma, solo in parte (questa che ho estrapolato per esempio) se desidero un rapporto autentico…mi riferisco alla piccola isola che, deve restare tale, piccola… Ultima modifica di sarahkerrigan : 05-09-2003 alle ore 10.12.00 |
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01-09-2003, 22.28.02 | #9 | |
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Un rapporto personale ha un inizio... e talvolta una fine... si parte dall'ovvia attrazione e si può arrivare (quando e se si arriva) all'amicizia o all'amore... Ciò che riteniamo di poter "costruire" è quel codice inconsapevole che stabilisce le prime regole ed i primi passi del rapporto stesso... che naturalmente è in movimento... esattamente come noi stessi... La libertà personale e quei sentimenti nobili che sembrano essere una costante dichiarata di qualsiasi descrizione di un buon rapporto, non sempre fanno i conti con quello che siamo in realtà... e con la distanza che separa questa realtà dall'opinione che abbiamo di noi stessi... L'inizio di un rapporto è misterioso... e il suo continuare ancora di più... e possono esserci un'infinità di variabili che lo "condizionino" o lo caratterizzino... Qualsiasi rapporto personale è un rapporto d'amore... e la capacità di distinguere il bene dal male si assottiglia fino a sparire... l'opinione che abbiamo di noi stessi in genere ci porta a considerare le cose da un punto di vista sbagliato per definizione... siamo sempre portati ad assolverci... e a rivendicare i nostri spesso inesistenti diritti... L'etica di un rapporto non esiste... è solo una questione di riferimenti... si può amare infatti chiunque... ed accettarne qualsiasi pur negativa caratteristica personale... e perfino senza riferimenti... La sofferenza è implicita nell'abbassare la guardia... Ed ogni rapporto rappresenta un'unicità... pur nel proprio costante movimento... Ed in taluni rapporti... penso a quei rapporti basati su condizioni completamente prive di esperienze pregresse... essa può forse divenire un'estrema forma di comunicazione... e di profondo contatto... I rapportipersonali sono molto misteriosi... |
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01-09-2003, 22.35.50 | #10 |
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E' assurdo
dice la ragione... E' quel che è dice l'amore... E' infelicità dice il calcolo... Non è altro che dolore dice la paura... E' vano dice il giudizio... E' quel che è dice l'amore... E' ridicolo dice l'orgoglio... E' avventato dice la prudenza... E' impossibile dice l'esperienza... E' quel che è dice l'amore... (Erich Fried) Ultima modifica di Skorpios : 02-09-2003 alle ore 16.17.18 |
01-09-2003, 22.45.01 | #11 |
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P. S.:
Vorrei aggiungere che anche l'opinione che abbiamo dell'altro è decisiva ai fini di un'autentica comprensione e condivisione reciproche, in un qualsiasi rapporto personale... e spesso altrettanto distante dalla "realtà" di quella che abbiamo di noi stessi... |
01-09-2003, 23.01.45 | #12 | ||||||
Junior Member
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si, anche d'amore ...per esempio, amore comune per il lavoro... Quota:
...non ho capito... Quota:
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...forse non esiste negli esempi che fai e, me lo auguro ma, per quello che ho scritto più su, per me esiste, la mia, personale ... Quota:
...sono totalmente d'accordo Ultima modifica di sarahkerrigan : 01-09-2003 alle ore 23.09.49 |
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02-09-2003, 03.08.12 | #13 | |
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Dici poi che degli obblighi morali però ci sono... non influenzare l'altro... e ricordarsi di rispettarne i propri movimenti e la propria storia... per un rapporto costruttivo... Gli obblighi morali se ci sono sono verso sè stessi... e solo successivamente possono essere estesi ai propri rapporti personali... e non credo si possa evitare di "influenzare" una persona che si frequenti... a volte se ne assume involontariamente persino il tono della voce... come non si può non rispettarne i movimenti, se questi sono comprensibili... perchè il rapporto è il "nostro"... e l'altro l'abbiamo "scelto" noi... e quindi do per scontata l'esistenza della reciproca sensibilità indispensabile a quel reciproco rispetto... Il punto è questo: l'esser compresi... agire in modo comprensibile... senza negare ciò che invece dovrebbe essere ammesso disinvoltamente e serenamente... Ma se io considero quegli obblighi morali, che tu ritieni necessari, come un "codice"... e se tu ritieni di farmeli considerare tali... e poi quel codice a seconda delle circostanze viene modificato, io non posso più avere un riferimento valido... e viene meno la sostanza con la quale poter "costruire" (come dici tu) il rapporto stesso... E accade molto di frequente... Considerandola come perfetta tua buona fede, ci sarebbero occasioni in cui riterresti di poter attuare delle deroghe (senza "segnali" visibili) alla morale che tu stessa hai modellato, a tua immagine e somiglianza... e questo non potrebbe che creare degli "effetti collaterali" molto prevedibili e nefasti, non ti pare...? Se io "decido" insieme al mio partner una elementare (quanto dura, forse) legge da "rispettare" nel mio/nostro rapporto, non posso prevederne felicemente un cambiamento unilaterale... neanche se fatto "a fin di bene"... In fondo quella elementare e dura legge a me "serve"... e serve soprattutto alla mia e altrui libertà... ma non per riceverne una sicurezza... che in qualsiasi rapporto non può e non deve esistere... ma per ottenere la sostanza per fabbricare quelle ali di cui il mio rapporto sarei felice che potesse disporre... libero ed elementare... Se invece venissi così "deluso"... sia pure a "fin di bene"... capirai che ci sarebbe da rimanere "scottati"... e comprenderai certo che non sarebbe un imprinting dei migliori... e costituirebbe anche un subliminale modo di influenzare negativamente l'altro... che non saprebbe più quando e cosa aspettarsi... il che potrebbe anche andare benissimo, ma solo se venisse esplicitato... e inoltre credo non ci sarebbe più nemmeno un'etica... ma solo qualcosa di cui poter disporre... a proprio piacimento... senza che potesse mai divenire un autentico riferimento interpersonale... Intendiamoci, si potrebbe accettare anche questo... ma bisognerebbe anche "parlarne" insieme al partner, forse... Credo anche che troppo spesso quelle scelte di derogare la propria stessa "moralità personale" siano conseguenti solo a cosa crediamo dell'altro... all'opinione che ci siamo fatti dell'altro... che non sempre corrispondono al vero... ma che fatalmente finiscono per condizionare sè stessi... e forse questo è ancora peggio che condizionare l'altro... La "mia" elementare legge, invece... quella della sincerità e della trasparenza, non implica affatto la spersonalizzazione dell'altro... e men che meno una limitazione della altrui libertà di movimento, ma proprio l'esatto contrario... e costituirebbe "solo" una sorta di unità d'intenti da cui poter tentare di innalzarsi... e volare... un tentativo assoluto alla condivisione... un potenziale contatto delle libertà reciproche... Se invece pensiamo alla libertà come alla possibilità di non avere nè regole nè limitazioni dobbiamo pensare anche al perchè modifichiamo la nostra stessa morale allora... dobbiamo pensare al perchè scegliamo di infrangere una regola (inutilmente, a questo punto) dichiarata e personalizzata... E' perchè si vuole trattenere, forse... pur mantenendosi la possibilità di continuare a comportarsi come meglio si ritenga opportuno... caso per caso... Tutto questo, però, potrebbe benissimo essere detto... potrebbe essere reso esplicito... nella massima libertà e senza pregiudizi... senza soggiacere all'idea che ci siamo fatti dell'altro... negando le evidenze, piuttosto che condividendole... E una libertà sarebbe proprio quella, forse... Per quanto mi riguarda, non ho mai cercato di forzare il raggiungimento di un'intimità o di un contatto della sfera privata di alcuno... anzi, a volte ho persino tentato esplicitamente addirittura di sottrarmene, laddove non ne avessi riconosciuto l'esistenza delle positive vibrazioni necessarie... E, forse, la libertà è anche questa... |
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02-09-2003, 08.45.31 | #14 |
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Ho riletto il mio precedente post (che è esattamente di 9000 caratteri, compreso il quote)... e sento il desiderio di specificare che quando dico il "nostro" rapporto... oppure la "tua" buona fede... oppure se "tu" decidi... mi riferisco ad una persona grammaticale immaginaria, naturalmente... servendomi di questo per specificare senza troppi giri di parole (e senza appesantire ulteriormente il post, che certamente non brilla nè per fluidità nè per chiarezza) un'ipotetica circostanza, come in un discorso parlato... senza ovviamente nessun riferimento personale... se non relativo a me stesso...
Forse è un'inutile precisazione, ma preferisco senz'altro farla, trattandosi di un argomento così particolarmente complesso, per evitare possibili e involontari equivoci... |
02-09-2003, 09.58.55 | #15 | |
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Forse amicizia o amore, o anche entrambi, sono sempre presenti... anche in un rapporto d'amore comune per il lavoro... e, a parte gli affetti familiari, credo che qualsiasi vero rapporto si riconduca sempre a questi due sentimenti... anche se, per le più varie motivazioni o inibizioni personali, non li portassimo a "compimento"... Quello che intendevo dire è che quando descriviamo le caratteristiche (sia pure teoriche) di un "buon" rapporto utilizziamo sempre concetti molto nobili come libertà, onestà, lealtà, rispetto, etc. Però, io che sono irriducibilmente diffidente nei riguardi della ragione e delle proprie illusorie proiezioni, mi pongo nella condizione di dubitare innanzitutto di ciò che penso di me stesso... dell'opinione che ho di me stesso... che, sono convinto, è sempre migliore almeno di un ordine di grandezza rispetto alla "realtà"... Allora "mi ricordo" che esiste la non remota possibilità che io possa "modificare" in tempo reale qualsiasi giudizio sui miei stessi comportamenti... celando quasi automaticamente, e di certo perfettamente, ogni eventuale conclusione "negativa"... posso cioè, e non è affatto infrequente, considerare il mio operato sempre al di sopra di ogni sospetto... e plasmarne la percezione delle conseguenze, fino a farle diventare sempre giustificabili... sempre giuste... anche quando così non è o non dovrebbe essere... pensare a questo mi fa illudere di poter essere almeno consapevole, se non altro, di ciò che può accadere... e quindi a tentare di condividerlo con l'altro... realizzando così un possibile progresso, piuttosto che un appesantito passo indietro... Il "diritto" a reagire, per esempio... in presenza di eventi che a noi non "piacciano", o che a noi non sembrino "corretti", o che si scontrino con la nostra accuratamente personalizzata moralità... o il "diritto" a giudicare... preventivamente, e perfino prevenutamente... indipendentemente dalla "realtà" delle cose, e senza chiedere conferme... o il "diritto" ad essere "gelosi"... costruendo teorie ad hoc per dimostrarne la pur occasionale e specifica validità... per esempio, quando tra due persone che si sono indirizzate verso la condivisione ed il rispetto reciproci appaia un "elemento esterno di disturbo" che metta alla prova le premesse... in quel caso si è spesso pronti a riconsiderare le cose e a cambiare le "regole" all'istante, e unilateralmente... in aperto dispregio di uno di quegli obblighi morali di cui tu parlavi (il non influenzare l'altro)... e senza averne affatto un autentico diritto... assolvendosi, alla fine, come per una giusta causa... e quello che è di gran lunga peggio, senza averne alcuna consapevolezza... Adesso sono io che non ho capito... quando dici che sarebbe un rapporto forzato e mancato... non sono riuscito a cogliere la relazione rispetto a quello che affermavo... e ribadisco la mia impressione che siamo "sempre" (certo, è un sempre relativo... ma con rare eccezioni) portati ad assolverci... fatalmente... perchè avvertiamo l'inconsapevole e "disperato" bisogno di far aderire la "moralità" dei nostri comportamenti all'opinione che abbiamo di noi stessi... e spesso lo facciamo in perfetta buona fede... e gli esempi "viventi" di questo fatto davvero si sprecano... basta guardarsi intorno (o dentro di sè) con occhi appena un pò critici e mirati a coglierne l'evidenza, come ognuno di noi, volendo, è certamente in grado di fare... alla fine, ritengo che l'auto-coscienza e l'auto-consapevolezza rimangano le uniche autentiche forme di libertà possibili... per sè e per i propri rapporti... Il fatto di aver affermato che non esista un'etica dei rapporti personali era una forma di "provocazione"... che scaturiva dalle mie stesse considerazioni precedenti... infatti, se io mi ponessi nella condizione di arrogarmi l'automatico quanto ignaro diritto a modificare arbitrariamente e silentemente la "legge morale" che io stesso abbia "deciso" debba valere per il mio operato in un rapporto personale, è come se la distruggessi, la vanificassi, le facessi perdere qualsiasi (eventuale) "significato"... quell'"etica", sia pure "personalizzata", non avrebbe più senso... e semplicemente non avrebbe più la possibilità di "esistere"... |
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