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26-03-2008, 09.11.36 | #1 |
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Un traduttore dall'inglese al veneto
La Regione Veneto sta pensando ad un software per la traduzione automatica dalla lingua inglese al dialetto veneto, e viceversa. Grazie ad una legge per la tutela del patrimonio culturale e linguistico Veneto, la Regione sta cercando un'intesa con alcuni laboratori Usa per creare un motore di ricerca che funga da traduttore istantaneo inglese-veneto. Un progetto avviato con l'Universita' Ca' Foscari di Venezia intende poi realizzare un sistema automatico di traduzione dall'inglese al veneto. Maggiori Info |
26-03-2008, 09.36.40 | #2 |
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In certe zone del veneto l'italiano non è la lingua corrente: si parla solo il dialetto: basta che un cittadino faccia 50 km e non è più in grado di parlare con nessuno se non facendo un considerevole sforzo. Ad ogni modo, e proprio per questo, trovo l'iniziativa di una inutilità pazzesca. Si preoccupino prima di diffondere l'italiano: di tutelare il dialetto non ne sento proprio il bisogno.
Ultima modifica di Perusar : 26-03-2008 alle ore 11.40.10 |
26-03-2008, 12.54.49 | #3 |
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Ognuno ha le suo opinioni....una considerazione soltanto;
se esci di 50 km, in tutte le città (tranne alcune) si parla dialetto. Il veneto era una lingua non un dialetto "Testi in volgare che presentano chiare affinità con il veneto sono rintracciabili già a partire dal XIII secolo, quando in Italia non esisteva ancora un'egemonia linguistica del toscano" http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_veneta Forse il traduttore è inutile ma dire che è "inutile tutelare" questa lingua penso sia un pò troppo azzardato visto che fa parte della storia e visto che esistono molte altre persone che, per fortuna a differenza di te, la pensano al contrario. Ciao |
26-03-2008, 13.12.40 | #4 |
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Premetto che l'iniziativa regionale forse non merita un risalto diciamo così "nazionale", ma trovo francamente assurdo che in un paese in cui la scuola pubblica obbligatoria insegna l'inglese per 8 anni e alla fine non sei in grado di parlarlo ci siano soggetti che si preoccupino di tutelare una lingua che parlano già tutti (nel Veneto). Da tutelare ci sarebbe l'italiano...
E' un segno, a mio avviso, del declino della Regione Veneto come istituzione. Ci sono settori (della RV) ormai che non sanno proprio cosa fare. |
26-03-2008, 14.55.37 | #5 |
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e avranno da foraggiare qualcuno...
comunque e a prescindere dalle idee politiche (la regione Veneto è in mano a Galan della Lega) fa parte prorpio dei compiti della stessa regione tutelare questa lingua... .... il decidere in quali modi più o meno consoni ed economici sia giusto tale cosa purtroppo non è di nostra competenza.. in ogni caso, senza alcun campanilismo, proporrei che tale traduzione sia fatta dall'inglese al veneziano... dire il veneto è troppo semplicitstico eppoi rappresenta un'ibrido della vera lingua madre... comunque tutta questa fatica per nulla la traduzione delle parti più importanti del discorso esiste già: Attenzione! La visione dei link successivi potrebbe offendere le persone che non sopportano le parolacce. Essendocene di abbastanza pesanti DIZIONARIO INGLESE-VENEXIAN ESPRESSIONI DIALETTALI COLORITE
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I grandi spiriti hanno sempre incontrato violenta opposizione da parte delle menti mediocri. A. Einstein |
26-03-2008, 14.58.15 | #6 |
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Premetto: io sono veneto, i miei genitori mi hanno obbligato a parlare in italiano fin da piccolo pur vivendo in un paesino circondato da sole persone che parlavano in "dialetto". Ora, da adulto, sto riscoprendo il dialetto e ne vado fiero perchè rappresenta le nostre origini. Prima che italiano sono veneto e prima ancora un cittadino della mia città.
Per Perusar (ma senza flame): "in certe zone del veneto l'italiano non è la lingua corrente", questa cosa non succede solo in veneto. Almeno noi ci sforziamo di parlare in italiano se la situazione lo richiede. Spesso sento parlare (o peggio cantare) gente del mezzogiorno e sinceramente non ci capisco nulla. In questi casi che bisogna fare? Il fatto che vogliano fare un traduttore inglese-veneto lo trovo comunque un'idiozia: soldi buttati. Non è questo (IMHO) il modo di tutelare una lingua, facciano piuttosto una pubblicazione common free con regole della sintassi, esempi, vecchi detti e modi di dire. L'Italia riesce ancora a stupirmi. |
26-03-2008, 14.59.57 | #7 |
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Perusar, secondo me la questione andrebbe divisa in due parti.
Mi trovi d'accordo relativamente alla necessità di meglio far penetrare, permeare la lingua italiana in zone dove la presenza del dialetto è forte, ma non a discapito del medesimo, ma integrandola con maggior vigore! Credo che i dialetti italiani tutti, siano "strumenti culturali" che vanno tutelati nel modo più assoluto, nelle lingue dei nostri nonni, ci siano le radici, i componenti della nostra tradizione e della nostra cultura, modi di dire, detti, motti e quant'altro, straordinari che sarebbe delittuoso perdere. Considero il dialetto come una sorta di opera d'arte che deve essere necessariamente tutelata, non solo, sviluppata anche, in questo senso trovo che la regione Veneto, ma sarebbe buona cosa se lo facessero tutte, faccia opera meritoria "difendendo" le proprie peculiarità anche attraverso la conservazione del proprio dialetto. Conosco bene quelle zone, i miei nonni erano originari del Polesine, zona Badia, Lendinara. In effetti 30/40 anni fa era come dici tu, l'italiano era quasi una lingua "misteriosa" ma oggi non più dai , perlomeno non con quella forte mancanza di base della lingua italiana, ovvio poi che nelle case si parla prevalentemente dialetto, i veci poi non ne parliamo, ma si sono comunque aperti verso l'esterno. Per concludere. Forse la necessità di conservare il dialetto è più pregnante nei grandi centri urbani, piuttosto che nelle zone rurali del Paese. A Milano, il milanese non lo parla più nessuno, forse ancora qualche vecchio in qualche osteria o qualche bocciofila della periferia, ma tra i giovani e' praticamente scomparso. |
26-03-2008, 15.32.45 | #8 | |
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Addirittura nell'altopiano dei sette comuni è nata una scuola per riscoprire ed insegnare la lingua cimbra, ormai in via di estinzione. A mio avviso c'è un forte ritorno al "campanilismo" come qualcuno sostiene, e non me ne dispiace affatto. Mi dispiacerebbe semmai il contrario; legarsi alle proprie origini, ai modi di parlare dei nonni è un tesoro che non deve essere abbandonato e dimenticato... Ma con queste considerazioni sto andando un pò fuori dal seminato.. forse.. |
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26-03-2008, 16.41.10 | #9 |
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ma trovo francamente assurdo che in un paese in cui la scuola pubblica obbligatoria insegna l'inglese per 8 anni e alla fine non sei in grado di parlarlo
Personalmente anch'io ho studiato 8 anni l'inglese e con un pò di impegno e allenamento me la cavo e lo parlo anche al lavoro; di certo come puoi pretendere che un ragazzo impari l'inglese se lo studia solo una manciata di ore a scuola senza metterlo in pratica quotidianamente? Come tutte le cose ci vuole un costante allenamento. ci siano soggetti che si preoccupino di tutelare una lingua che parlano già tutti (nel Veneto). Visto che la parlano tutti, lasciamola morire pian piano e dimentichiamocene, Ci sono settori (della RV) ormai che non sanno proprio cosa fare. Qui sono daccordo, ma io toglierei RV e metterei ITALIA Ultima modifica di Franzo : 26-03-2008 alle ore 17.00.57 Motivo: err |
26-03-2008, 17.09.31 | #10 |
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ripeto avranno da foraggiare qualcuno....
non andrei a cercare motivi differenti....
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26-03-2008, 17.23.41 | #11 | |
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26-03-2008, 18.37.03 | #12 |
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Quoto Robbi,
tutti i dialetti sono delle lingue,oguno di noi tifa per il proprio,effettivamente da quelle parti se chiedi una info per telefono,in banca,al supermercato,ti rispondono in dialetto,senza preoccuparsi se tu capisci o meno. Nella mia regione (Puglia) non succede,i dialetti sono talmente diversi tra loro,Campano del Foggiano,Barese,Calabro-Siculo nel grande Salento,insomma più di 500 Km di territorio,con una varietà di dialetti tutti influenzati dalle regioni confinanti. A proposito di dialetti,dalle nostre parti,visto che lo si parla sempre meno,nelle scuole organizzano recite in vernacolo,proprio per avvicinare i bambini al vecchio dialetto,questo purtroppo sta modificandosi giorno per giorno perdendo vocaboli per strada. Quindi credo che la strada giusta sia quella di custodire il proprio dialetto.
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26-03-2008, 20.34.20 | #13 | ||
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Ad ogni modo ti devo smentire, almeno in parte. A mio avviso nella fascia territoriale che va da Verona al mare, con tutta la bassa padovana la prima lingua è sicuramente il dialetto. Lavoro in un paese di 7000 abitanti a 40 Km da casa e, dopo 6 anni, mi sono sentito dare dello straniero per il fatto che non parlo dialetto. Capita ancora che debba farmi ripetere delle frasi dai colleghi quando parlano troppo stretto. Nelle zone di montagna penso e dico penso la situazione non sia troppo diversa. Nel Polesine i comuni rivieraschi parlano con un accento ferrarese e non veneto, si parla il dialetto ma in misura inferiore; l'accento rodigino è pure forte, ma se parli in italiano magari ti rispondono in italiano. Mancano il veneziano ed il Trevigiano: Franzo, in Germania 10 anni fa i bambini di 8 anni parlavano l'inglese meglio di un liceale italiano: vabbè la "vicinanza" della lingua ma insomma... Quota:
Anch'io ad ogni modo non sarei contrario alle iniziative di valorizzazione dei patrimoni culturali locali. Ma questa mi sa di iniziativa come le gitarelle degli amministratori campani a New York ed in Giappone per la promozione della napoletanità. Alla fine vorre spezzare una lancia in favore della RV che, con un dipartimento specifico, fornisce invece utili applicativi che facilitano la vita degli enti locali facendoli pure risparmiare. Ultima modifica di Perusar : 26-03-2008 alle ore 21.46.32 |
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26-03-2008, 20.53.00 | #15 |
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Perusar, non replico piu' perche' siamo potentemente OT
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