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Vecchio 03-09-2004, 20.04.23   #16
davlak
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La leggerei con interesse.
Se vuoi...
era il settembre del 2000, l'inizio dell'Intifada, e io e mio padre stavamo a cena con la tv accesa; mandarono una sequenza, da cui riporto un fotogramma:



ero infuriato, mi alzai da tavola urlando che i soldati Israeliani erano dei criminali.
Mio padre conosceva bene tutti i soldati di un pò tutti gli eserciti.

Si infuriò altrettanto e più di me.
Si mise a urlare che non erano stati gli Israeliani a uccidere quel padre e suo figlio.
Fù veramente una delle 3 o 4 liti più violente di tutta la nostra vita.
Mio padre urlava e tentava di spiegarmi i motivi tecnici per cui non potevano essere stati i soldati regolari Israeliani, ma io non lo stavo nemmeno a sentire...ero imbestialito e ripetevo che oltre a essere dei criminali erano anche dei gran coglioni, perchè si erano fatti riprendere dalla TV...e lui continuava...tentava di spiegarmi che non era possibile tecnicamente...e ripeteva che i soldati di qualsiasi esercito sono capaci di un gesto così terribile, e così pure gli Israeliani... ma che quella volta non era stato così...altre volte sicuramente, ma quella volta no...e così via.

Passarono 3 o 4 giorni prima che i nostri rapporti tornassero normali...e finalmente ci sedemmo e affrontammo a freddo la questione...non scendo in dettagli, potrebbe apparire propaganda, ma anche a seguito di altre testimonianze sicuramente non di parte (non che mio padre fosse di parte, ma sicuramente se doveva schierarsi si schierava dalla parte degli Israeliani) ebbi la certezza che a sparare erano stati guerriglieri appostati alle spalle dei due poveri disgraziati.
A quel punto esclamai qualcosa tipo "Mio Dio quanto odio, se sono capaci di sacrificare due dei loro per una causa"

e lui senza scomporsi mi rispose:

"Solo in due casi dei popoli hanno odiato di più"

e gli domandai quali

"I nazisti, sicuramente....ma i musulmani caucasici sono capaci di odiare anche di più...e i Ceceni più di ogni altro"

Mi raccontò anche degli episodi a riguardo....ma preferirei non parlarne.
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Vecchio 03-09-2004, 20.10.05   #17
davlak
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Analisi di Sergio Romano pubblicata sul Corriere della Sera il 2 Settembre, l'ho divisa in tre parti:

http://pacowt.altervista.org/Storia/...tt_04_1di3.jpg

http://pacowt.altervista.org/Storia/...tt_04_2di3.jpg

http://pacowt.altervista.org/Storia/...tt_04_3di3.jpg

Cartina della Russia Caucasica:

http://pacowt.altervista.org/Storia/..._Caucasica.jpg

Sergio Romano fa un breve riassunto sulla storia del conflitto.

i link non vanno
per caso hai spostato i files?
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Vecchio 03-09-2004, 21.00.38   #18
Paco
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i link non vanno
per caso hai spostato i files?
Troppo lungo l'indirizzo, ho corretto il mio precedente post.
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Vecchio 03-09-2004, 21.04.25   #19
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era il settembre del 2000, l'inizio dell'Intifada, e io e mio padre stavamo a cena con la tv accesa; mandarono una sequenza, da cui riporto un fotogramma:



ero infuriato, mi alzai da tavola urlando che i soldati Israeliani erano dei criminali.
Mio padre conosceva bene tutti i soldati di un pò tutti gli eserciti.

Si infuriò altrettanto e più di me.
Si mise a urlare che non erano stati gli Israeliani a uccidere quel padre e suo figlio.
Fù veramente una delle 3 o 4 liti più violente di tutta la nostra vita.
Mio padre urlava e tentava di spiegarmi i motivi tecnici per cui non potevano essere stati i soldati regolari Israeliani, ma io non lo stavo nemmeno a sentire...ero imbestialito e ripetevo che oltre a essere dei criminali erano anche dei gran coglioni, perchè si erano fatti riprendere dalla TV...e lui continuava...tentava di spiegarmi che non era possibile tecnicamente...e ripeteva che i soldati di qualsiasi esercito sono capaci di un gesto così terribile, e così pure gli Israeliani... ma che quella volta non era stato così...altre volte sicuramente, ma quella volta no...e così via.

Passarono 3 o 4 giorni prima che i nostri rapporti tornassero normali...e finalmente ci sedemmo e affrontammo a freddo la questione...non scendo in dettagli, potrebbe apparire propaganda, ma anche a seguito di altre testimonianze sicuramente non di parte (non che mio padre fosse di parte, ma sicuramente se doveva schierarsi si schierava dalla parte degli Israeliani) ebbi la certezza che a sparare erano stati guerriglieri appostati alle spalle dei due poveri disgraziati.
A quel punto esclamai qualcosa tipo "Mio Dio quanto odio, se sono capaci di sacrificare due dei loro per una causa"

e lui senza scomporsi mi rispose:

"Solo in due casi dei popoli hanno odiato di più"

e gli domandai quali

"I nazisti, sicuramente....ma i musulmani caucasici sono capaci di odiare anche di più...e i Ceceni più di ogni altro"

Mi raccontò anche degli episodi a riguardo....ma preferirei non parlarne.
É una triste realtà.
Nell'articolo Romano ricorda che si allearono anche con Hitler.
Paco non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 05-09-2004, 13.05.03   #20
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Vecchio 06-09-2004, 11.15.59   #21
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ottimo link, Fëanor (Y)
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Vecchio 07-09-2004, 13.31.42   #22
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Perché Mosca non può rinunciare al Caucaso

LA FRONTIERA DELLA CECENIA

di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Mi sembra che ci sia una buona dose di semplificazione nel modo in cui in Europa Occidentale si guarda generalmente al dramma della Cecenia. Ai più appare inspiegabile l’ostinazione di Mosca in quella regione. Ci appare il frutto di uno sciovinismo cieco. E proprio ciò rende in certo senso ancora più atroce ai nostri occhi la carneficina di Beslan: che senso ha rischiare orrori simili per mantenere soggiogato un minuscolo territorio come la Cecenia? Da qui l’idea diffusa che quella regione sia in realtà decisiva in vista di chissà quale strategia petrolifera intercontinentale, le cui tappe non sono ancora evidenti ma che qualcuno di sicuro ha già programmato. In verità non c’è bisogno di pensare al petrolio per capire la ferrea determinazione di Mosca. E’ sufficiente considerare le vicissitudini della statualità russa di cui l’attuale federazione rappresenta l’ultima incarnazione, terribilmente monca rispetto a quella che ancora quindici anni fa era l’Unione Sovietica, amputata dopo il 1990 dei Paesi Baltici, dell’Ucraina, della Moldova, delle sterminate repubbliche dell’Asia Centrale, con la Bielorussia perfino oggi indipendente. Amputazioni immani che si spiegano con il carattere storicamente singolarissimo della statualità russa, costruitasi intorno a un piccolo nucleo originario per aggregazioni successive di territori immensi e di popolazioni non russe. L’intero Caucaso di cui la Cecenia è parte costituisce l’ultima grande tessera del mosaico statale russo, conquistato da Mosca tra Sette e Ottocento, ancora sotto il suo dominio. Divide questo destino con la Crimea: se l’uno e l’altra sfuggissero dall’orbita attuale, lo Stato russo sarebbe ridotto in pratica all’antico Granducato di Moscovia più la Siberia: a un gigantesco corpo asiatico con una piccola testa europea.
La politica repressiva di Putin si è finora rivelata non solo di una brutalità inaudita ma, anche per questo, assolutamente impotente. Ma alla luce di quanto detto è comprensibile come un governo russo si senta tremare le vene e i polsi alla sola idea di soddisfare le aspirazioni indipendentistiche della Cecenia. Come non temere che una simile mossa inneschi incontrollabili processi a catena in tutta l’area, dove Mosca, tra l’altro, ha già dovuto rinunciare all’Armenia e alla Georgia? Quale governo russo può correre il rischio di mortificare ancora, dopo quel che è successo negli ultimi quindici anni, il fortissimo sentimento nazionale della propria opinione pubblica? È anche di questi timori che deve farsi carico chi in Occidente vuole aiutare Mosca e il popolo ceceno a uscire dall’incubo attuale.
Il quale ci ricorda un ulteriore fattore di grande rilievo geopolitico. E cioè che, con la fine dell’Unione Sovietica, la storia ha virtualmente rimesso in discussione anche la lunga frontiera terrestre tra Europa e Islam che dal Mar Nero giunge fino alla Mongolia lambendo l’Himalaya e il confine settentrionale delle grandi penisole asiatiche e della Cina. Gli zar, e poi Lenin e i suoi successori avevano dilatato al massimo quella frontiera a spese dell’Islam; avevano portato le opere di Puskin nelle aule di Taskent e i ritratti di Marx ed Engels nei bazar di Samarcanda e nelle piazze di Alma Ata. Ora, dopo trecent’anni, quel processo sembra sul punto di rovesciarsi, anzi ha già cominciato a farlo.
L’Islam è di nuovo più o meno padrone dell’Asia ex sovietica, o comunque può sperare di giocare in futuro le sue carte con speranza di successo, mentre il secolare ruolo di contenimento svolto dai russi appare sempre più problematico. Per la Cecenia oggi passa anche quella frontiera, e tra le rovine di Grozny si gioca anche quella nuova gigantesca partita.

Fonte: Corriere della Sera
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Vecchio 07-09-2004, 15.27.59   #23
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Mi sembra un'analisi condivisibile.
Non si può sacrificare un equilibrio che già di per sè si regge a stento, per una indipendenza che poi, detto fuori delle righe, a chi gioverebbe in tempo di pace e prosperità? a nessuno, nè ovviamente alla Russia nè alla stessa popolazione Cecena...sempre se non ci fosse di mezzo il fattore Islam.

Comunque non passa giorno che non ci siano conferme da parte di illustri rappresentanti della nostra intellighenzia che la "becera" e "rozza" Fallaci aveva visto giusto e da tanto tempo fà.
Anche la intervista a Amato su Repubblica mi è sembrata un segnale importante.
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Vecchio 07-09-2004, 15.47.23   #24
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Il guaio è che, soprattutto a sinistra, non è del tutto condiviso questo "preventivo riconoscimento del nemico comune". Viene sempre prima la critica alle colpe dell'Occidente, di Bush, in quest'ultimo caso di Putin.
"Questo è l'altro corno del problema, che riguarda la nostra metà del campo. Si continua a non capire che una cosa sono gli errori commessi nella lotta al terrorismo, una cosa sono le ragioni di cui il terrorismo si avvale come alibi per costruirsi una base di consenso, e tutt'altra cosa sono gli atti e i crimini inammissibili che esso commette. E si continua a non capire che ci sono momenti in cui bisogna prendere una posizione e una sola. E bisogna affermare con forza 'questo è comunque inammissibile'".

La sinistra non lo fa.
"Deve imparare a farlo. Bush ha invaso l'Iraq senza ragione? C'è nel mondo gran povertà? I palestinesi subiscono ingiustizie da parte di Israele? D'accordo. Ma mandare i terroristi suicidi a farsi esplodere sugli autobus o nei bar pieni di gente resta comunque inammissibile. Sgozzare prigionieri inermi resta comunque inammissibile. Sterminare bambini indifesi il primo giorno di scuola resta comunque inammissibile".

Eppure, ancora oggi, a sinistra si condanna il massacro di Beslan ma si ripete che è colpa di Putin.
"Lo so. Ho letto anche i giudizi, comprensibili dal suo punto di vista, di uno come Maskhadov, che ricorda le atrocità commesse dai russi sui ceceni. Ma è un atteggiamento profondamente sbagliato. Lo vogliamo capire che questo modo di ragionare crea solo un clima di giustificazionismo? Lo vogliamo capire che noi dobbiamo saper distinguere gli errori dei politici dalla condanna di atti che comunque in quegli errori non possono e non devono trovare attenuanti? Dobbiamo dirlo, senza esitare, senza distinguere: in nome di dio e degli uomini, non è possibile in nessuna parte del mondo uccidere bambini e cittadini inermi. Chi fa questo è comunque fuori dalla convivenza umana".

Lei rimette in discussione anni e anni di terzomondismo della sinistra italiana...
"Io dico che dobbiamo avere il coraggio di dire che non è sempre vero che gli atti di terrorismo sono figli della disperazione. Il terrorismo, in verità, sfrutta la disperazione, e compie sempre più spesso atti che sono figli di un cieco fanatismo e di una feroce ideologia, che si organizza perché tutto questo accada. Chi conosce la storia del terrorismo palestinese lo sa bene: Bin Laden, e non solo lui, spende tanta parte dei suoi molti denari per organizzare tutto questo".


Una parte dell'intervista. (Y)
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Vecchio 07-09-2004, 16.39.40   #25
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Eppure, ancora oggi, a sinistra si condanna il massacro di Beslan ma si ripete che è colpa di Putin.

"Lo so. Ho letto anche i giudizi, comprensibili dal suo punto di vista, di uno come Maskhadov, che ricorda le atrocità commesse dai russi sui ceceni. Ma è un atteggiamento profondamente sbagliato. Lo vogliamo capire che questo modo di ragionare crea solo un clima di giustificazionismo? Lo vogliamo capire che noi dobbiamo saper distinguere gli errori dei politici dalla condanna di atti che comunque in quegli errori non possono e non devono trovare attenuanti? Dobbiamo dirlo, senza esitare, senza distinguere: in nome di dio e degli uomini, non è possibile in nessuna parte del mondo uccidere bambini e cittadini inermi. Chi fa questo è comunque fuori dalla convivenza umana".

Lei rimette in discussione anni e anni di terzomondismo della sinistra italiana...

"Io dico che dobbiamo avere il coraggio di dire che non è sempre vero che gli atti di terrorismo sono figli della disperazione. Il terrorismo, in verità, sfrutta la disperazione, e compie sempre più spesso atti che sono figli di un cieco fanatismo e di una feroce ideologia, che si organizza perché tutto questo accada. Chi conosce la storia del terrorismo palestinese lo sa bene: Bin Laden, e non solo lui, spende tanta parte dei suoi molti denari per organizzare tutto questo".


Una parte dell'intervista. (Y)
mi sono quasi commosso a leggere quei passaggi in rosso.
era ora! (però..'sto Amato...mica male! )
  Rispondi citando
Vecchio 07-09-2004, 16.43.07   #26
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mi sono quasi commosso a leggere quei passaggi in rosso.
era ora! (però..'sto Amato...mica male! )
Un uomo libero, ma non abbastanza.
Con questa intervista cmq ha fatto un bel passo. (Y)
Paco non è collegato   Rispondi citando
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