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Vecchio 13-02-2004, 18.34.38   #3946
Paco
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AH adesso c'entrano pure i carismi ...
La parola carisma nasconde molte cose...ma non posso dirle perchè in Italia non si può.
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Vecchio 13-02-2004, 18.52.01   #3947
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La parola carisma nasconde molte cose...ma non posso dirle perchè in Italia non si può.
 
Vecchio 13-02-2004, 19.09.17   #3948
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Vecchio 19-02-2004, 19.20.42   #3949
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Sta volta Berluska l'ha detta grossa: tutti i politici sono ladri!

Follini non l'ha mandata giù

Forse è vero ma non si dice.

 
Vecchio 19-02-2004, 21.40.47   #3950
Paco
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Ha ragione, tutti i politici sono ladri come gli imprenditori come lui.

Sono tutti ladri, non solo i politici di mestiere, tutti tutti tutti tutti tutti tutti tutti...l'Itala intera è ladra, ruba ruba ruba...

tutti ladri sono in Italia, compreso me, tutti ladri...fassino...d'alema...sono tutti ladri perchè hanno la casa al mare...

Berlusconi sta peggiorando...
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Vecchio 20-02-2004, 08.30.58   #3951
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Ha ragione, tutti i politici sono ladri come gli imprenditori come lui.

Sono tutti ladri, non solo i politici di mestiere, tutti tutti tutti tutti tutti tutti tutti...l'Itala intera è ladra, ruba ruba ruba...

tutti ladri sono in Italia, compreso me, tutti ladri...fassino...d'alema...sono tutti ladri perchè hanno la casa al mare...

Berlusconi sta peggiorando...
Se lo dici tu che sei un ladro
L'Italia intera è ladra...beh esclusi quelli che veramente lavorano....fuochino
 
Vecchio 20-02-2004, 08.46.08   #3952
Paco
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Se lo dici tu che sei un ladro
L'Italia intera è ladra...beh esclusi quelli che veramente lavorano....fuochino
Sì, sono un ladro.
Quindi ci hi quasi preso? Sono contento.
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Vecchio 20-02-2004, 08.47.54   #3953
Cecco
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L'uscita è forte come usa il berlusca. Non v'è dubbio che vi saranno
politici che avranno approfittato ma d'altra parte prima d'esser politici sono uomini. Sbagliato a mio parere individuare però il male
nel politico di professione poichè se sei marcio puoi rubare anche se
giunto alla politica dopo aver fatto altri mestieri.
D'altra parte stavolta l'intervento è a 360°, egli non si rivolge all'opposizione ma ad una intera classe dirigente, e tutto questo dopo aver appena raggiunto una tregua con gli alleati.
Sicuramente è l'inizio della sua campagna elettorale, considerato che non è un cretino avrà certamente una certa strategia che per ora stento a decifrare.
A paco vorrei dire che le sue riflessioni sono giuste quando allarga il discorso ad imprenditori e persone comuni, solo che il politico ha
qualche responsabilità in più verso la collettività che lo ha eletto proprio per essere guidata e tutelata.
Mah, vedremo il continuo. Ciao
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Vecchio 20-02-2004, 09.00.25   #3954
Paco
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L'uscita è forte come usa il berlusca. Non v'è dubbio che vi saranno
politici che avranno approfittato ma d'altra parte prima d'esser politici sono uomini. Sbagliato a mio parere individuare però il male
nel politico di professione poichè se sei marcio puoi rubare anche se
giunto alla politica dopo aver fatto altri mestieri.
D'altra parte stavolta l'intervento è a 360°, egli non si rivolge all'opposizione ma ad una intera classe dirigente, e tutto questo dopo aver appena raggiunto una tregua con gli alleati.
Sicuramente è l'inizio della sua campagna elettorale, considerato che non è un cretino avrà certamente una certa strategia che per ora stento a decifrare.
A paco vorrei dire che le sue riflessioni sono giuste quando allarga il discorso ad imprenditori e persone comuni, solo che il politico ha
qualche responsabilità in più verso la collettività che lo ha eletto proprio per essere guidata e tutelata.
Mah, vedremo il continuo. Ciao
Certamente ha più responsabilità, ma non puoi dire che il politico di professione è un ladro perchè ha la casa al mare. Fa il discorso di Travaglio, ricordi le pezze al ...?

Berlusconi ha usato altri termini, ma la sostanza è la stessa. Il politico certamente non produce nulla, non stampa libri, non produce film, non ha televisioni...il politico di professione fa il politico e si spera bene. Sappiamo bene che nel passato non tutti i politici hanno fatto bene il loro lavoro, ma non tutti.

Le accuse di Berlusconi sono sempre ambigue come quando ha detto che per fare il giudice si deve essere un po' matti. Non si può offendere un'intera categoria, bisogna moderare i termini.
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Vecchio 20-02-2004, 09.01.39   #3955
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Vecchio 20-02-2004, 09.28.00   #3956
Giorgio Drudi
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Norberto Bobbio ha definito la politica italiana come " un teatro".
Berlusconi è una macchietta, i parlamentari che per giorni hanno condotto l'ostruzione, contro il varo del decreto legge, dei personaggi in cerca d'autore,Bossi è un capocomico, Bertinotti nella parte del comunista ad oltranza recita in costume la rivoluzione d'ottobre, Prodi fa la parte dello "scemo del villaggio", è saltato fuori anche Scalfaro che non ha mai spiegato dove finivano i soldi che riceveva come fondo speciale,nella parte dell'"indignato" ...ecc. ecc.
Se non fosse che i problemi restano ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate...

Fuori dai partiti
 
Vecchio 20-02-2004, 09.47.36   #3957
Lello
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Così cominciò il fascismo

Così cominciò il fascismo
di Bruno Gravagnuolo


Verrebbe voglia di liquidare l’ennesima esternazione del Premier - e il suo reiterato attacco al comune senso del pudore democratico - con le parole di Luca Volonté, capogruppo Udc e non sospetto di antiberlusconismo pregiudiziale: «Campagna da basso ventre». Definizione aurea, ammettiamolo. Quantomeno chiara e onesta, al confronto dei patetici distinguo del solito La Russa. Che rischia il trauma cranico scivolando dagli specchi, nell’inane tentativo di spiegare che il j’accuse di Berlusconi ai «politici ladri» non si riferiva a tutti i politici di professione, ma soltanto a «chi professa finta indigenza».

E tuttavia le cose sono maledettamente più serie. Perché nel vergognoso attacco del Premier alla «politica come professione» - parassitaria e ladra per definizione - si compendiano non solo la barbarie dell’attacco intollerante contro il ruolo democratico dell’opposizione. Bensì i tratti di una concezione reazionaria a tutto tondo. La stessa che ha sempre connotato il populismo conservatore, il conservatorismo autoritario di destra, e più in generale la cultura politica dei totalitarismi. Riascoltiamole, le parole di Berlusconi ad Atene. Per fissarle bene a mente, e intendere a che soglia di regressione è ormai giunto il discorso pubblico in Italia. «I leader dell’opposizione - ha detto dinanzi a una platea sbigottita di giornalisti - hanno preso i soldi dai cittadini, e coloro che fanno politica di professione sono riusciti ad avere delle proprietà solo rubando».

Intanto è agevole ribattere che i tre quarti di Forza Italia, nonché della Cdl, è composto da politici di professione: dai Pisanu, agli Scajola, agli Schifani, ai Cicchitto, ai Vito. Per non dire degli ideologi piccoli e grandi di complemento, da Baget Bozzo ad Adornato, due ex espertissimi in migrazioni trasversali. E tanto basti per Forza Italia, partito-azienda nato dal matrimonio di una finanziaria privata (ben protetta dal ceto politico di un tempo) con pezzi stagionati della classe politica democristiana e craxiana. Quanto al resto del centrodestra - rude razza padana a parte anch’essa ibridata di passato - sia l’Udc che An sono tutt’altro che associazioni rampanti della società civile. Sono invece la propaggine moderata e di destra della vecchia politica di professione del dopoguerra, passata armi e bagagli al Cavaliere «polarizzante» e «sdoganante» (e perciò un po’ si adontano). Né è inutile soggiungere che proprio il Cavaliere - spratichitosi in quanto lobby all’ombra di Bettino - è ormai diventato lui stesso il «politico di professione di nuovo conio» dell’ultimo decennio. Laddove il conio è quello populista e censitario di una ricchezza non estranea ai paradisi della vecchia politica nella «prima repubblica». E nemmeno estranea ai paradisi della «nuova repubblica». Se è vero che le aziende del premier - nonché non sfavorite dalla perfidia «comunista» al governo - sono oggi gratificate da plusvalenze e afflussi pubblicitari come mai in passato. In condizioni di oligopolio acclarato e ben protetto dalla legge. Senza antitrust. E con polizza di «riassicurazione Gasparri».

Son cose ovvie, ma è giocoforza ricordarle, per contrastare il mobbing a cui Berlusconi e Forza Italia hanno deciso di sottoporre il paese nella lunga campagna elettorale ormai avviata. E che vede il premier in affanno, mobilitarsi e dare il peggio di sé. Ma c’è dell’altro, purtroppo. E va ben oltre l’aggressione contingente nata dall’affanno del Premier e dai pessimi risultati conseguiti dalla compagine di centrodestra, a cui si cerca di porre riparo con il mobbing e le «verifiche» pleonastiche. C’è infatti l’irrompere di una mentalità di lunga durata, tipica del capo dell’esecutivo. La stessa mentalità che ha tenuto a battesimo le sue fortune mediatiche e ideologiche, nel paese dell’«individualismo proprietario». Sicché, incalzato dallo stress, Berlusconi produce le sue tossine più genuine, e viene fuori al naturale. Con una favola antica e ancora d’effetto su un «certo» paese. E quella favola racconta e ammaestra: «la politica è una cosa sporca»; «la politica non è una professione»; «i galantuomini non fanno politica». E poi ancora: «solo chi ha conseguito fortuna o già possiede fortuna economica, può far politica senza rubare, mentre gli altri politici sono per forza fraudolenti». Già il liberale Croce, nel primo novecento, svelava che tutta questa cantilena null’altro era che la maschera di una «certa politica». E non già la verità di una nobile «antipolitica», sempre impossibile e bugiarda nell’agone pubblico e sempre destinata a contraddirsi platealmente, a beneficio dei politici spregiatori della politica. Eppure il ritornello torna ancora. Intatto, per non andar lontani, dai tempi in cui gli antisemiti nella Francia di Dreyfuss aggredivano il Parlamento dei «perdigiorno e dei parassiti», avulso dalla concretezza di «mestieri», «tradizioni» e «competenze».
Mentre analogo motivetto suonavano i conservatori inglesi e tedeschi contro il suffragio allargato anche ai piccolo-borghesi, in quento privi di ricchezza propria e quindi destinati a malversare. Stessa musica contro il «ceto politico», si udì poco prima del fascismo e durante. Allorché la vulgata reazionaria divenne esaltazione della rappresentanza corporativa, disciplinata da uno stato ostile alla «politica politicante» e ai «ludi cartacei» dei partiti.

Infine identico refrain si udì nell’immediato dopoguerra nelle filippiche di Guglielmo Giannini. Per il quale i politici erano solo dei «rompicoglioni» decisi a stritolare «l’uomo qualunque» nella morsa di tasse, ruberie e ideologie. Anche Giannini, in questo come Mussolini, invocava uno stato puramente «amministrativo» e al disopra dei partiti, in grado di fare a meno dei politici.

Laddove il mito di uno stato neutro e senza politica - privo di politici di professione - fascinò anche Lenin che dapprincipio auspicava «la cuoca al potere».
Con i noti risultati che sappiamo.

Morale, col suo mobbing Berlusconi riassume tutto questo. Vale a dire, «l’autobiografia della nazione» forcaiola e antipolitica. E le peggiori pulsioni del Novecento.

Vuole stressare il paese.
Ridurlo al disgusto di se stesso e all’autodisprezzo qualunquista, che confida solo nei miracoli dei finti «non-politici» come lui.

http://www.unita.it/index.asp?topic_...topic_id=33146
___________________________________

Fermiamo la Guerra Globale: PACE
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Vecchio 20-02-2004, 09.56.11   #3958
Paco
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Ottimo articolo! Sono daccordo con la sostanza del suo discorso.
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Vecchio 20-02-2004, 10.15.47   #3959
davlak
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Tratta da un forum:

"Si racconta che quando Dio creò il mondo, affinché gli uomini prosperassero
decise di concedere loro due virtù. E così fece.

Gli svizzeri li fece ordinati e rispettosi delle leggi.
Gli inglesi perseveranti e studiosi.
I giapponesi lavoratori e pazienti.
I francesi colti e raffinati.
Gli spagnoli allegri e accoglienti.

Quando arrivò agli italiani si rivolse all'angelo che prendeva nota e gli disse:

"Gli italiani saranno intelligenti, onesti e di Forza Italia!".

Quando terminò con la creazione l'angelo gli disse: "Signore hai dato a tutti i popoli due virtù ma agli italiani tre, questo farà si che prevarranno su tutti gli altri".

"Porca miseria! E' vero! Ma le virtù divine non si possono più togliere, che gli italiani abbiano tre virtù! Però ogni
persona non potrà averne più di due insieme".

Fu così che:
- L'italiano che è di Forza Italia e onesto, non può essere intelligente.
- Colui che è intelligente e di Forza Italia, non può essere onesto.
- E quello che è intelligente e onesto non può essere di Forza Italia."
 
Vecchio 20-02-2004, 10.46.33   #3960
Giorgio Drudi
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Re: Così cominciò il fascismo

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di Bruno Gravagnuolo


Verrebbe voglia di liquidare l’ennesima esternazione del Premier - e il suo reiterato attacco al comune senso del pudore democratico - con le parole di Luca Volonté, capogruppo Udc e non sospetto di antiberlusconismo pregiudiziale: «Campagna da basso ventre». Definizione aurea, ammettiamolo. Quantomeno chiara e onesta, al confronto dei patetici distinguo del solito La Russa. Che rischia il trauma cranico scivolando dagli specchi, nell’inane tentativo di spiegare che il j’accuse di Berlusconi ai «politici ladri» non si riferiva a tutti i politici di professione, ma soltanto a «chi professa finta indigenza».

E tuttavia le cose sono maledettamente più serie. Perché nel vergognoso attacco del Premier alla «politica come professione» - parassitaria e ladra per definizione - si compendiano non solo la barbarie dell’attacco intollerante contro il ruolo democratico dell’opposizione. Bensì i tratti di una concezione reazionaria a tutto tondo. La stessa che ha sempre connotato il populismo conservatore, il conservatorismo autoritario di destra, e più in generale la cultura politica dei totalitarismi. Riascoltiamole, le parole di Berlusconi ad Atene. Per fissarle bene a mente, e intendere a che soglia di regressione è ormai giunto il discorso pubblico in Italia. «I leader dell’opposizione - ha detto dinanzi a una platea sbigottita di giornalisti - hanno preso i soldi dai cittadini, e coloro che fanno politica di professione sono riusciti ad avere delle proprietà solo rubando».

Intanto è agevole ribattere che i tre quarti di Forza Italia, nonché della Cdl, è composto da politici di professione: dai Pisanu, agli Scajola, agli Schifani, ai Cicchitto, ai Vito. Per non dire degli ideologi piccoli e grandi di complemento, da Baget Bozzo ad Adornato, due ex espertissimi in migrazioni trasversali. E tanto basti per Forza Italia, partito-azienda nato dal matrimonio di una finanziaria privata (ben protetta dal ceto politico di un tempo) con pezzi stagionati della classe politica democristiana e craxiana. Quanto al resto del centrodestra - rude razza padana a parte anch’essa ibridata di passato - sia l’Udc che An sono tutt’altro che associazioni rampanti della società civile. Sono invece la propaggine moderata e di destra della vecchia politica di professione del dopoguerra, passata armi e bagagli al Cavaliere «polarizzante» e «sdoganante» (e perciò un po’ si adontano). Né è inutile soggiungere che proprio il Cavaliere - spratichitosi in quanto lobby all’ombra di Bettino - è ormai diventato lui stesso il «politico di professione di nuovo conio» dell’ultimo decennio. Laddove il conio è quello populista e censitario di una ricchezza non estranea ai paradisi della vecchia politica nella «prima repubblica». E nemmeno estranea ai paradisi della «nuova repubblica». Se è vero che le aziende del premier - nonché non sfavorite dalla perfidia «comunista» al governo - sono oggi gratificate da plusvalenze e afflussi pubblicitari come mai in passato. In condizioni di oligopolio acclarato e ben protetto dalla legge. Senza antitrust. E con polizza di «riassicurazione Gasparri».

Son cose ovvie, ma è giocoforza ricordarle, per contrastare il mobbing a cui Berlusconi e Forza Italia hanno deciso di sottoporre il paese nella lunga campagna elettorale ormai avviata. E che vede il premier in affanno, mobilitarsi e dare il peggio di sé. Ma c’è dell’altro, purtroppo. E va ben oltre l’aggressione contingente nata dall’affanno del Premier e dai pessimi risultati conseguiti dalla compagine di centrodestra, a cui si cerca di porre riparo con il mobbing e le «verifiche» pleonastiche. C’è infatti l’irrompere di una mentalità di lunga durata, tipica del capo dell’esecutivo. La stessa mentalità che ha tenuto a battesimo le sue fortune mediatiche e ideologiche, nel paese dell’«individualismo proprietario». Sicché, incalzato dallo stress, Berlusconi produce le sue tossine più genuine, e viene fuori al naturale. Con una favola antica e ancora d’effetto su un «certo» paese. E quella favola racconta e ammaestra: «la politica è una cosa sporca»; «la politica non è una professione»; «i galantuomini non fanno politica». E poi ancora: «solo chi ha conseguito fortuna o già possiede fortuna economica, può far politica senza rubare, mentre gli altri politici sono per forza fraudolenti». Già il liberale Croce, nel primo novecento, svelava che tutta questa cantilena null’altro era che la maschera di una «certa politica». E non già la verità di una nobile «antipolitica», sempre impossibile e bugiarda nell’agone pubblico e sempre destinata a contraddirsi platealmente, a beneficio dei politici spregiatori della politica. Eppure il ritornello torna ancora. Intatto, per non andar lontani, dai tempi in cui gli antisemiti nella Francia di Dreyfuss aggredivano il Parlamento dei «perdigiorno e dei parassiti», avulso dalla concretezza di «mestieri», «tradizioni» e «competenze».
Mentre analogo motivetto suonavano i conservatori inglesi e tedeschi contro il suffragio allargato anche ai piccolo-borghesi, in quento privi di ricchezza propria e quindi destinati a malversare. Stessa musica contro il «ceto politico», si udì poco prima del fascismo e durante. Allorché la vulgata reazionaria divenne esaltazione della rappresentanza corporativa, disciplinata da uno stato ostile alla «politica politicante» e ai «ludi cartacei» dei partiti.

Infine identico refrain si udì nell’immediato dopoguerra nelle filippiche di Guglielmo Giannini. Per il quale i politici erano solo dei «rompicoglioni» decisi a stritolare «l’uomo qualunque» nella morsa di tasse, ruberie e ideologie. Anche Giannini, in questo come Mussolini, invocava uno stato puramente «amministrativo» e al disopra dei partiti, in grado di fare a meno dei politici.

Laddove il mito di uno stato neutro e senza politica - privo di politici di professione - fascinò anche Lenin che dapprincipio auspicava «la cuoca al potere».
Con i noti risultati che sappiamo.

Morale, col suo mobbing Berlusconi riassume tutto questo. Vale a dire, «l’autobiografia della nazione» forcaiola e antipolitica. E le peggiori pulsioni del Novecento.

Vuole stressare il paese.
Ridurlo al disgusto di se stesso e all’autodisprezzo qualunquista, che confida solo nei miracoli dei finti «non-politici» come lui.

http://www.unita.it/index.asp?topic_...topic_id=33146
Articoli come questo sono frutto di una mentalità che identifica l'antagonista politico come "il fascista" , in correlazione a quanto fa l'altra parte che idendifica l'avversario politico come " il comunista".
Come se ognuno dei due pretendesse di rappresentare il progresso civile, il modello morale...
 
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