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#3286 |
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Registrato: 06-01-2002
Loc.: Regno di Sardegna
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************************************************** **************** Rete 4 Berlusconi nel 1985 aveva solo una rete di televisioni locali che trasmettevano non contemporaneamente gli stessi programmi. Era una furbata che permetteva di violare la legge, visto che allora era vietato a soggetti privati di possedere televisioni nazionali. Ma il Berlusca si mette d'accordo con Craxi che gli fa un decreto legge apposta. Nel 1994 la Corte Costituzionale, con la sentenza 420, stabiliva in difesa del pluralismo, che un unico soggetto privato non potesse detenere tre reti nazionali, concedendo un periodo di transizione e rimettendo il problema al legislatore per una soluzione definitiva entro e non oltre l'agosto 1996. Arriva il 1996, scade nell'indifferenza generale la decisione della Corte Costituzionale e Berlusconi continua ad avere tre tv. Nel 1997 la legge Maccanico stabiliva che un soggetto non potesse detenere piu' di due reti, e che, finchè non ci fosse stato un "congruo sviluppo" via satellite e cavo, Rete4 avrebbe potuto continuare a trasmettere via etere, quest'ultima decisione in palese contrasto con le decisioni della Corte Costituzionale che aveva deciso per un termine definitivo entro l'agosto 1996. D'Alema, una volta diventato capo del governo, decide di risolvere la questione e indice una gara per l'assegnazione delle concessioni delle reti nazionali. La commissione nominata dal Ministero è presieduta da un avvocato di Mediaset. Berlusconi si aspetta che finalmente possa detenere legittimamente, con un regolare mandato dello Stato, le sue tre reti e relative frequenze. Nel luglio 1999 si svolge questa gara d'appalto, per partecipare si richiedono requisiti spaventosi e sembra chiaro che nessuno riuscirà a scombinare i giochi. Invece, colpo di scena. Arriva un tipo con uno scatolone enorme pieno di documenti e dice: «Buon giorno, sono Francesco Di Stefano di Europa 7, vorrei due reti nazionali.» Panico! E chi è questo? È pazzo? Iniziano a mettergli i bastoni tra le ruote: «Le manca il certificato 3457!» «No è qui!» «Il modulo 13 bis compilato in 8 lingue?» «Ne ho due, bastano?» Ma poi trovano la furbata: «Il bando di gara richiede di avere 12 miliardi di capitale versato per rete, lei ne ha solo 12, puo' chiedere una sola tv.» «Balle! - Risponde il signor Di Stefano, - dodici miliardi sono per concorrere, non per ognuna delle due frequenze". Ricorre al Tar e poi al Consiglio di Stato e vince. Insomma alla fine gli devono dare una concessione per una rete nazionale e presto anche una seconda perché ne ha diritto e a Berlusconi ne tolgono una, non che la debba chiudere, deve traslocarla sul satellite che ormai è ricevuto da 18 milioni di italiani. Le vincitrici, quindi, sono: Canale 5, Italia 1, Tele + Bianco, Tmc, Tmc2, Europa 7, Elefante Telemarket. Ma a questo Di Stefano non gli vogliono dare proprio niente. Evidentemente lui deve essere uno che da piccolo lo allenavano ad abbattere i muri con la cerbottana perchè avvia una serie di procedimenti giudiziari spaventosa. Ingiunzioni, diffide, cause penali, civili, regionali, Commissione Europea. E vince tutti i ricorsi, tutti gli appelli, tutte le perizie. Alla fine arriva alla Corte Costituzionale che nel novembre 2002, sentenza numero 466-2002, ha stabilito inequivocabilmente che: Retequattro, dal 1 Gennaio 2004 dovrà emigrare sul satellite e le frequenze resesi disponibili dovranno essere assegnate a Di Stefano! L'avete sentito dire al telegiornale? Il fatto che un soggetto, a cui è stata data una concessione (in concessione si dà un bene pubblico, in questo caso le frequenze), non riceva poi materialmente il bene è un avvenimento che non ha precedenti al mondo. Nel luglio 1999 Centro Europa 7 aveva fatto richiesta di due concessioni, una (Europa 7) l'ha ottenuta, per l'altra (7 Plus) c'è stato un diniego, in quanto non ritenuta idonea per la mancanza del requisito del capitale sociale. Una sentenza del Consiglio di Stato ha riconosciuto esistente il requisito del capitale sociale, per cui siamo in attesa di una seconda concessione, anche se il Ministro Gasparri prende tempo. Nel frattempo Centro Europa 7 per iniziare le trasmissioni, si è dotata di una struttura di oltre 20.000 mq, di otto grandi studi di registrazione per le proprie eventuali produzioni, di una library di oltre 3000 ore di programmi e di tutto cio' che è necessario per una rete televisiva nazionale con 700 dipendenti. Questa preparazione è stata necessaria poichè la legge stabilisce che, entro sei mesi dall'ottenimento della concessione, la neo-emittente ha l'obbligo di iniziare le trasmissioni. Attualmente Centro Europa 7 è una società praticamente ferma, non ha alcun introito, poichè non è stata messa in condizione di operare, ma ha avuto, e continua ad avere, pesanti oneri per la gestione della struttura, l'adeguamento della library, l'adeguamento tecnologico, le ingenti spese legali, i costi dei dipendenti..." Ma ora altro colpo di scena: Gasparri si sta muovendo per salvare Rete 4. Il D.D.L. Gasparri, art. 20 comma 5 e art. 23 comma 1, realizza in pratica un condono, riconoscendo il diritto di trasmettere a "soggetti privi di titolo" che occupano frequenze in virtu' di provvedimenti temporanei, discriminando cosi' le imprese come Europa 7 che hanno legittima concessione, il tutto sempre al fine di salvaguardare Retequattro. Infatti, quest'ultima potrà continuare a trasmettere, in barba alla sentenza del '94 e del 2002 della Corte Costituzionale e della legge 249/97, pur non avendo ormai da quasi quattro anni la concessione, mentre Europa 7 non potrà mai trasmettere, dimenticando che nel luglio 1999 c'è stata una regolare gara dello Stato per assegnare le concessioni, gara persa da Retequattro e vinta da Europa 7. Si realizza quindi un ennesimo gravissimo stravolgimento del diritto. In pratica, chi ha perso la gara (Retequattro) puo' continuare tranquillamente a trasmettere, e chi l'ha vinta (Europa 7), perde definitivamente tale diritto. Non vi sembra straordinario? Travolti da un miracoloso afflato civico i deputati del Polo bocciano alla Camera dei Deputati il decreto Gasparri proprio laddove vuol tagliare la gola a Europa 7. È chiaro che le urla di Berlusconi di questi giorni sono anche per ricompattare i suoi, che se lo mollano adesso... Ora bisogna vedere cosa fa il Senato... e poi la legge deve tornare alla Camera... E poi bisogna vedere se Ciampi la firma una legge del genere. Saremmo all'oltraggio definitivo del concetto stesso di stato di diritto. Un conto è fare una legge per non finire in galera, un conto è fare una legge per prendersi qualche cosa che appartiene a un altro. Si comincia cosi' e poi si pretende il Jus Primae Noctis. Quindi, cara cittadina, caro cittadino, sappi che in questo momento si sta giocando una partita incredibile. Se questa legge passa quel che è tuo è suo
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Ogni tanto viene Aprile. |
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#3287 |
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Messaggi: 11.639
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che prurito... che pruritoooooooooo !!!
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... questi politicanti, ex fascisti, ex leghisti, piduisti a tempo pieno usano la crisi per rafforzare il loro potere ed eliminare gli altri, dalla magistratura, al Parlamento, alla Corte dei conti, alla presidenza della Repubblica.... Beppe Grillo |
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#3288 |
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Registrato: 28-04-2001
Messaggi: 670
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Grazie Carletto per la segnalazione. (Y)
Un'altra prova di vera democrazia. ![]() |
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#3289 | |
Junior Member
Registrato: 15-09-2002
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Comunque quando arrivano delle elezioni importanti (europee) si stringe di piu'. Se poi invece intendi che il governo dica sempre che l'opposizione non fa mai nessuna proposta solo i fessi ci credono ![]() JaNnAz |
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#3290 | |
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La sinistra italiani ha avuto un brutto colpo perdendo le elezioni nel 2001, ma non per questo non si è tirata indietro lavorando all'opposizione. Oggi si parla del 2004, è logico come è logico che la maggioranza sta cercando di screditare l'opposizione sul piano politico. Ciao |
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#3291 |
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Un nuovo motivo di riflessione sull'affare TelekomSerbia.
Come ben sapete io sono un bieco comunista il cui cervello si pasce della più bieca stampa comunista. Ebbene in data 9 marzo 2003 (notate, prima dell'avvento del Testimone) su tale bieco libello GFiuseppe De Rita (fondatore e segretario generale del Censis, il maggiore istituo italiano di ricerche socioeconomiche) ebbe a dichiarare : I problemi di Berlusconi non sono giudiziari. I suoi problemi sono dovuti alla consapevolezza del fatto che l'elettorato potrebbe rimanere deluso. Finora si è distrato per fattori esterni: la crisi, la guerra. Ma poi? Se gli scoppiano i conti pubblici? (Nota mia: stanno scoppiando). Prima che arrivi qquesta delusione lui potrebbe portare il paese alle elezioni anticipate. Quanto ai guai giudiziari, non credo si arriverà a quello. Anche perchè se i giudizi cominciassero a dargli fastidio (Nota mia : presenti le rogatorie che il castellio tanto si è affannato per cercare di fermare?)luicomincerebbe a tirare in ballo il suo vero avversario politico: Romano Prodi. Aspettiamoci un'operazione di cecchinaggio su Prodi da qui a breve. Ma sarà mica uno che sa leggere i tarocchi questo DeRita?
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Ogni tanto viene Aprile. Ultima modifica di carletto : 02-09-2003 alle ore 22.39.25 |
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#3292 |
Hero Member
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Scordavo:la bieca gazzetta comunista è il numero 10 del 9 marzo 2003 di Famiglia Cristiana.
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Ogni tanto viene Aprile. |
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#3293 |
Guest
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se vi va scaricate la canzone "fatto da solo" dal sito www.radiopopolare.it
"mi sono fatto i cartelli con tutti i capelli che ormai non ho piu'" ![]() ![]() ![]() |
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#3294 |
Hero Member
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Hai ragione Carletto. Tutto è iniziato con l'accusa nel processo SME e ora con Telekom Serbia. Ti consiglio di leggerti l'intervista a Dini pubblicata sull'Unità di oggi.
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#3295 | |
Junior Member
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E perche' dal Corriere della Sera ( nota testata comunista !) di lunedi' 1 settembre: CRONACHE L'agenzia delle entrate dà ragione ai team dopo il ricorso del Milan Diritti Uefa, il fisco rinuncia a 20 milioni di euro Sconto sui diritti pagati in Svizzera. Beneficiate anche Juventus, Roma e Inter Se è vero come dicono che gli piacerebbe fare tutto, il portiere, lo stopper, il regista, il fantasista e il centravanti, il sommo rossonero Silvio Berlusconi il gol più vantaggioso lo ha fatto per una volta lontano dai riflettori. In piena estate. Mentre l’Italia era distratta dal caldo furibondo e dal Grande Esodo, il «suo» governo ha infatti accolto, parola per parola, la tesi del «suo» Milan: niente Iva sui «diritti» della Champions League. Per il ministero del Tesoro significa una rinuncia, oggi, a 20 milioni di euro l’anno di tasse.Il doppio di quanto è stato stanziato in Finanziaria, date le casse vuote, per lo sbandieratissimo progetto «asilo nei luoghi di lavoro». Fulcro del possente sforzo governativo in favore delle famiglie. Ma partiamo dall’inizio. Cioè dalla fine di maggio di quest’anno quando, in perfetta coincidenza con la finale tra Milan e Juventus, l’Agenzia delle Entrate diretta da Raffaele Ferrara, uomo di fiducia prima di Lorenzo Necci alle Ferrovie e oggi di Giulio Tremonti al Tesoro, riceve una Istanza di interpello della società rossonera di cui come è noto, in assenza del titolare, si occupa il geometra Adriano Galliani, socio storico di Berlusconi e a part-time presidente della Lega Calcio. IL REGOLAMENTO DELL'UEFA- Nell’«interpello» il Milan (seguito Galliani esulta con la Supercoppa vinta dal Milan (Omega) a ruota da un’istanza juventina che però non avrà l’onore di una risposta) fa presente che chi partecipa al torneo, «rinuncia attraverso l’accettazione del regolamento Uefa, al diritto di sfruttamento economico in proprio delle partite a favore d’un soggetto soprannazionale, cioè la Uefa, fiscalmente residente in uno Stato extra Ue». Questa gestione centralizzata, riassumono i legali milanisti, comprende: «a) la diffusione audio e radiotelevisiva degli incontri nel mondo, anche attraverso sistemi elettronici ed interattivi; b) lo sfruttamento pubblicitario; c) ogni altro diritto relativo alle partite della Uefa, comprese le diverse attività collegate allo sfruttamento pubblicitario, alla promozione, alle pubbliche relazioni, al marketing, al merchandising, al franchising e alla concessione di licenze in zone particolari, nonché alla concessione di licenze sui filmati, sulle musiche, i libri e i prodotti video-computer interattivi». Insomma: un po’ tutto. L'IVA - La «Soluzione prospettata dal Contribuente» è: quei diritti non sono da assoggettare a Iva in Italia «per mancanza del presupposto dell’utilizzo delle prestazioni in territorio comunitario». Infatti, sostiene il Milan, non si può «individuare con precisione l’effettivo luogo d’impiego» di questi diritti, quindi «si deve ritenere che detto luogo coincida con quello in cui le medesime prestazioni sono acquisite alla sfera giuridico-economica del committente (Uefa)». E «poiché il committente è residente in Svizzera...». Traduzione: non si può dimostrare che i diritti per una «diretta», una maglietta o un disco del Galatasaray possano essere rivenduti meglio in Turchia che in Finlandia o quelli dello Sparta Praga in Boemia che in Portogallo. TIFOSI SENZA CONFINI - Direte voi: è uno scherzo? Non è ovvio che i tifosi del Borussia sono in Germania, quelli del Goteborg in Svezia e quelli della Roma in Italia? Ovvio per voi. Ma giuridicamente? Fiscalmente? Cavillicamente? Di qui la tesi: è così difficile stabilire in che misura questi diritti centralizzati vengono rivenduti qua o là, che in questa giostra vorticosa di denaro e Paesi, appalti e subapppalti televisivi, l’unico luogo fisico che resta fermo è la Svizzera. Quindi, niente Iva al 20%. Mettetevi al posto dei responsabili del fisco. Proprio la Svizzera! Il paradiso fiscale contro il quale Tremonti, nello sforzo di rastrellare più soldi possibile in questi tempi di vacche magre, ha più volte tuonato la sua indignazione morale fino al punto di far montare telecamere ai 17 valichi di frontiera per controllare se qualche macchina non passasse troppo frequentemente lasciando pensare a qualche evasore sprovvisto di un aggancio con l’avvocato Attilio Pacifico, il reuccio dell’import-export di contanti evasi. La Svizzera! Il Paese le cui banche avevano nascosto per anni il 58,1% dei capitali fatti faticosamente rientrare con l’obolo del 2,5% fissato dallo «scudo fiscale». LA DECISIONE FINALE - Pensa e ripensa, tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha deciso. E nonostante le casse vuote ha pensato bene di accogliere, con labirintico accumulo di perifrasi e subordinate, subordinate e perifrasi, i preziosi suggerimenti interpretativi della società berlusconiana. Riconosciuti dunque i profili di una «cessione di diritti similari al diritto di autore» e individuato il contatto con una possibile deroga, ha spiegato perciò che «in sostanza, la lett. f) introduce un ulteriore criterio correttivo, cioè il luogo di utilizzo della prestazione, al principio di collegamento territoriale (luogo del committente) fissato, in via derogatoria rispetto alla regola generale (luogo del prestatore), dalla lett. d)» e che «a ben vedere, considerata la particolare natura dei predetti diritti, non appare ragionevole ipotizzare che il loro utilizzo avvenga negli Stati in cui il prodotto o servizio commercializzato dalle imprese che hanno acquistato i diritti dalla Uefa perviene al fruitore finale...». Riassunto: Bravo Milan, niente Iva. NOTIZIA TRA LE PIEGHE DELL'ESTATE - E qui veniamo alla seconda parte della storia. Timorosa forse d’una reazione sdegnata del presidente del Consiglio esposto al sospetto di un «piacerino», l’Agenzia delle Entrate ha deciso di dare alla faccenda il minor peso possibile. Facendo diffondere un comunicato Ansa alle 19.39 di venerdì 8 agosto,il giorno del Grande Esodo. Vale a dire nel momento esatto in cui i maggiori tg erano già fuori tempo massimo e le redazioni dei quotidiani erano così sconvolte dalle notizie sul caldo apocalittico, le migliaia di morti per l’estate torrida, gli incendi, l’Iraq da «bucare» la notizia. Missione compiuta: notizia bucata. I CONTI - Cosa significhi in soldoni la scelta delle Finanze è presto detto. Nella stagione passata le quattro italiane in Champions League hanno incassato di «diritti», rispettivamente: Juve 32,3 milioni di euro, Milan 29,7, Inter 22,8, Roma 18,0. Totale: 102,8. Milioni risparmiati grazie allo «sconto Iva»: 20,6. Cioè quaranta miliardi delle vecchie lire. Pari, come si diceva, al doppio dell’intero stanziamento per gli asili nei luoghi di lavoro. O al doppio di quanto è costata a Padova la più importante clinica italiana costruita per i bambini leucemici, comprese le attrezzature, i laboratori di ricerca e la banca dati nazionale. Un gioiello dove i privati, trainati dall’imprenditore Franco Masello, hanno messo tre quarti dei soldi. Versando allo Stato, perfino sui contatori di particelle, 2 miliardi di Iva. Sergio Rizzo Gian Antonio Stella © Corriere della Sera |
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#3296 |
Junior Member
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Messaggi: 156
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E perche' lo spassosissimo fondo di Repubblica di oggi ?????
Va be' ma e' Repubblica !!! La fretta del faccendiere e di Taormina nel fare il nome di Ciampi ha costretto i "cospiratori" a un veloce cambio di strategia L'improvvido Conte Igor sbaglia i tempi delle rivelazioni di GIUSEPPE D'AVANZO Vedi Home page di www.repubblica.it |
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#3297 |
Hero Member
Registrato: 28-04-2001
Messaggi: 670
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Grazie per le segnalazione e benvenuto.
![]() Stamattina Belpietro (direttore de Il Giornale) ha detto con la sua bella facciona al Tg 4 che il primo ad aver fatto il nome di Ciampi è stato Rutelli ieri. Carlo Taormina, deputato di Forza Italia, appare scosso. "E' venuto il momento che Prodi, Fassino e Dini subiscano le conseguenze della più devastante delle corruzioni che mai sia stata consumata nella storia della Repubblica. Gli uffici giudiziari debbono comportarsi di conseguenza provvedendo all'arresto di questi personaggi". Racconta Taormina: "Ricordo perfettamente che la domanda a Marini la feci io. Chiesi: ha per caso mai sentito il nome di Ciampi in questa storia di Telekom?". Marini sulle prime scuote il capo. "No, Ciampi non mi risulta". Sembrerebbe non aver altro da aggiungere, ma non intende evidentemente deludere il suo interlocutore. Sentiamo ancora Taormina. "Dopo aver negato ogni coinvolgimento in dazioni dirette o indirette di denaro, Marini aggiunse qualcosa. Una circostanza precisa...". Qualcuno nel giro delle tangenti Telekom, di Ciampi parlò. Eccome se ne parlò. "Fu l'avvocato Paoletti". Marini-Pico della Mirandola fruga infatti nella valigia dei suoi "ricordi" e ne estrae un'istantanea scattata sul litorale romano, a Fregene. Marini è con Paoletti e, improvvisamente, quest'ultimo si congeda. Ha fretta, ha un appuntamento cui non può arrivare in ritardo. E' stato invitato a pranzo da Carlo Azeglio Ciampi. Ma davvero? E dove? Ricorda Taormina: "Marini sostiene che il pranzo di Paoletti con Ciampi era non lontano da Fregene. Santa Severa se non sbaglio....". Di più: "Marini sostiene che Paoletti vantava una frequentazione con Ciampi, al punto di sedere al tavolo degli ospiti di onore". E la Commissione qualcosa fa. Meglio, è l'avventato Taormina a farlo. Il 9 agosto, candidamente, chiede pubblicamente conto a Ciampi della conoscenza o meno dell'avvocato Paoletti. Nessuno in quel momento ne comprende il perché, ma chi lo sa, per aver sentito Marini in carcere, fa finta di niente. Si adopera perché nessuno raccolga. Ma Taormina insiste. E ancora oggi, con Repubblica, torna a battere sul punto. "In fondo che ci vuole? Non sto mica chiedendo a Ciampi di dire se ha preso denari che non risulta del resto aver preso. Deve solo dire se conosceva o meno Paoletti. Perché se conferma questa circostanza, non avrà fatto nulla di più e nulla di meno che confermare Marini....". Ieri, raggiunto da Repubblica, la mette così: "Quando parlavo di parole devastanti mi riferivo alle chiamate di correo di Prodi, Dini, Fassino. Non Ciampi. Con Marini non ho mai parlato di Ciampi, ci mancherebbe. Neppure nei miei colloqui privati. Nei verbali redatti con l'autorità giudiziaria Marini di Ciampi non ha mai fatto parola". E con la Commissione, come riferisce Taormina? "Per carità, chiedete a lui. Io comunque, quando Marini è stato sentito dalla Commissione, non c'ero. C'era una mia assistente. Certo, è strano... Me lo avrebbe dovuto dire...". Vedete, il nome s'è fatto e non s'è fatto. Si nascondono dietro le carte, eppure Taormina insiste, lo stesso che voleva che i vari Fassino, Dini e Prodi si dimettessero. E poi dicono che non ci sono pregiudizi. ![]() |
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#3298 |
Junior Member
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Ma dai !!! il TG4 non e' un telegiornale ma uno spettacolo di varieta !!!
Ormai certe insinuazioni le raccolgono solo "il giornale" e TG4 e fanno schifo addirittura al TG1 !!! Ma l'on. Carlo Taormina non era lo stesso ipergarantista che defendeva i tangentari ? Poveri noi. |
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#3299 |
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Messaggi: 670
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Prima di lanciare le bombe gli Stati Uniti hanno cercato di aprirsi a Milosevic per risolvere la questione con la diplomazia. Siamo nel 96/97 e tutti vedevano di buon occhio l'acquisto di Telekom Serbia da parte della Telecom Italia (anche il sole24ore). Il governo lascia fare senza intervenire perchè si pensava che fosse un buon affare, tutto qui. Poi una volta privatizzata Tronchetti ha pensato di venderla ed è andata male perchè la quota è stata rivenduta a metà prezzo. Come ben dice Dini ci sono affari positivi e affari negativi, in questo caso per ovvi motivi. Dopo l'affare è scoppiata una guerra e la Telekom Serbia si è indebolita, quindi ha perso di valore.
Ma il governo attuale sa bene che non avrebbe alzato nessun polverone partendo immediatamente dal piano politico come vogliono farci credere. Cosa hanno fatto invece, hanno aperto una commissione d'inchiesta che per il nome deve indagare e trovare eventuali passaggi di denaro illeciti. Viene fuori il teste, spara nomi importanti e poi si cuce la bocca proprio oggi, quando ormai tutti i leader del centro sinistra sono stati demonizzati dai media. Solo ora la maggioranza parla dell'affare sul piano politico, solo dopo aver colpito l'opposizione. Sono loro i veri antidemocratici e illiberali. É inutile che Casini paragoni Marini all'Ariosto. Non è la stessa cosa, lo capirebbe anche un bambino. ![]() Guardino i soldi che stanno perdendo, compresi quelli del Milan che non paga l'IVA. ![]() |
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#3300 | |
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