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23-01-2005, 13.57.01 | #106 | |
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Re: Re: Re: Un ritorno al nucleare? che ne pensate?
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23-01-2005, 14.20.06 | #107 | |
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Non so essere più preciso al momento, ma in questo caso non credo alle solite ipotesi di complotto...
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...and once again you'll pretend to know me well, my friends and once again, I'll pretend to know the way thru the empty space/thru the secret places of the heart |
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23-01-2005, 14.30.46 | #108 | |
Il re di bastoni
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Un giorno in cui voleva fare il cattivo, Mister Coniglietto sbirciò oltre la siepe e vide che l'orto del Contadino Fred era pieno di lattuga fresca e verde; Mister Coniglietto, invece, non era pieno di lattuga per niente. E ciò gli parve un'ingiustizia. Sono un Vampiro! I am a Vampire! |
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23-01-2005, 14.49.05 | #109 | |
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Ci sono decine di ricercatori nel mondo che continuano a portare avanti la ricerca su questo particolare tipo di applicazione, tra cui alcuni gruppi al CERN del Gran Sasso. La letteratura in materia è nutrita di titoli: http://www.chem.au.dk/~db/fusion/Brief_1989 Altro che complotto... In compenso è vero che la tecnica è ancora tutta da scoprire, e le sue possibili applicazioni sono ancora non del tutto chiare. Ovviamente se le applicazioni sono poco chiare, anche i finanziamenti stentano. Ciò non vuol dire tuttavia che la ricerca in materia sia morta. Il clamore con cui Pons e Fleischmann rivelarono i loro studi ha creato in partenza un sillogismo sbagliato, per cui si credeva che dall'oggi all'indomani avremmo avuto energia pulita a costo zero. Come dire, l'uomo preistorico conosceva il fuoco, per cucinare un piatto elaborato ci vuole il fuoco per cuocerlo, ergo l'uomo preistorico sapeva fare i bucatini all'amatriciana. Un articolo che sta "nel mezzo": http://magazine.enel.it/emporion/arr...2002/gatti.htm |
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23-01-2005, 19.26.48 | #110 |
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Berlusconi: l'energia è cara il nucleare va riconsiderato
DI PIETRO GRECO Ripensiamo il nostro piano energetico nazionale. Ripensiamo al nucleare. Nella sua ormai ineludibile provocazione quotidiana e nella sua altrettanto sistematica esigenza di doversi giustificarsi al cospetto degli altri paesi dell'Unione Europea, Silvio Berlusconi ieri ci ha prospettato una necessità e una fuga all'indietro. La necessità, questa sì davvero ineludibile, è quella di ripensare la politica energetica del paese. La fuga all'indietro è quella di ripensarla titillando l'idea del nucleare. I fatti sono questi. Nei giorni scorsi l'Unione Europea ha di fatto ammonito il governo italiano perché il nostro paese non rispetta gli impegni energetici, diventati stringenti con la ratifica definitiva del Protocollo di Kyoto. Si tratta di un ammonimento serio, che già prefigura sanzioni economiche. E, infatti, da un lato l'Enel ci ha fatto sapere che il rispetto degli impegni europei e del Protocollo di Kyoto si trasformerà in un ulteriore aumento della bolletta della luce. E dall'altro esponenti più o meno autorevoli della maggioranza (ultimo, l'ex ministro dell'economia Giulio Tremonti) hanno ricominciato a sparare ad alzo zero contro la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti del Clima e il suo protocollo attuativo firmato a Kyoto nel 1997. Il fatto è che questa maggioranza non ha mai creduto che il Protocollo di Kyoto sarebbe stato ratificato, dopo la denuncia unilaterale che ne avevano fatto gli Stati Uniti. E, pertanto, non ha mai pensato che gli impegni assunti sul piano europeo e planetario prima o poi dovessero essere rispettati. Invece il Protocollo di Kyoto sta diventando operativo. E l'Unione Europea passa all'incasso dei patti. Così oggi Berlusconi e la sua maggioranza, giunti impreparati alla meta, scartano come un mulo che rifiuta il morso. Lo scarto di Berlusconi ieri è consistito nel prendere atto di una mera necessità: dobbiamo rivedere la nostra politica dell'energia, perché quella attuale non solo ci rende il paese forse più vulnerabile dell'intero Occidente sul piano energetico ma anche perché, ormai, ci pone fuori dal sistema dei vincoli internazionali liberamente sottoscritti. Quali sono le condizioni non più sostenibili di questa politica? Almeno tre, peraltro tra loro correlate. La prima è che l'Italia è tra i paesi dell'occidente che hanno meno diversificato le loro fonti energetiche. Dipendiamo troppo dal petrolio. E, più in generale, dai combustibili fossili. La seconda è che l'Italia è tra i paesi dell'occidente che dipendono, per i loro approvvigionamenti energetici, di più dall'estero: il petrolio, il metano, il carbone che usiamo li importiamo quasi per intero da paesi stranieri. Infine il paese poco diversificato e troppo dipendente vede aumentare, invece che diminuire, la sua capacità inquinante. Dovremo, entro il 2012, abbattere le emissioni di anidride carbonica del 6% rispetto al livello di riferimento del 1990, le abbiamo invece aumentate del 7%, cosicché nel giro di sei o sette anni dovremo abbatterle del 13%. Il guaio non sta solo nella cifra assoluta: diminuire del 13% è un impegno serio, ma sopportabile se avessimo almeno predisposto il sistema. Se cioè avessimo almeno approntato un piano energetico volto in quella direzione. Ma Silvio Berlusconi sa bene (o, almeno, ci auguriamo che lo sappia) che la politica energetica del suo governo sta andando esattamente nella direzione opposta: più combustibili fossili, maggiore dipendenza dall'estero, maggiore carica inquinante. Ecco perché scarta. Perché sa che finora il suo governo ha tirato in direzione opposta a quella che l'Unione Europea, il protocollo di Kyoto e l'interesse strategico del paese richiedevano. Occorre, dunque, ripensare davvero la politica energetica. Ribaltando completamente quella fin qui perseguita. Il morso è duro. E, come spesso gli accade in queste situazioni, Berlusconi cerca disperatamente e improvvisamente di ribaltare i tavoli. Di qui la proposta - la boutade - di ripensare al nucleare. Si tratta, per l'appunto, di una boutade. Anzi, di una fuga all'indietro. Perché il nucleare a cui pensa Berlusconi è quello delle centrali francesi o slovene. Un nucleare vecchio, per l'appunto. Perché produce energia ad alto costo e rifiuti difficili da gestire. Ma anche ammesso che questo nucleare fosse un'opzione sostenibile, entrano in gioco i tempi. Progettare e costruire decine di centrali nucleari, formando i tecnici adatti a gestirle, richiederebbe tempi enormi: non meno di una ventina di anni o forse più. Il nucleare, giovane od obsoleto che sia, non è un'opzione spendibile in tempi brevi. Non è il modo per ripensare la nostra politica energetica e rispondere alle domande che vengono posti all'Italia qui e ora. Cosa fare, allora? È facile dirlo. Elaborare un piano energetico realistico. Fondato su una visione politica coerente, prendendo atto che - lo voglia o no la maggioranza berlusconiana - non possiamo "uscire da Kyoto" e che - lo voglia o no la maggioranza berlusconiana - dobbiamo rispettare lo spirito e per quanto possibile la lettera del piano energetico europeo. Ciò, in pratica, significa: migliorare, con il risparmio, l'efficienza energetica del sistema Italia; puntare finalmente in maniera decisa sulle fonte alternative ai combustibili fossili diverse dal nucleare (non è possibile che il "paese del sole" continui a produrre meno energia solare della piccola e alquanto brumosa Austria e che la lunga penisola che affonda a mo' di stivale nel Mediterraneo continui a produrre meno energia eolica della Danimarca); iniziare a investire in ricerca scientifica per nuove fonti di energia. Compresa la ricerca in campo nucleare. Ma per un nucleare, piccolo e sicuro, di IV generazione, che diventerà produttivo, se tutto andrà bene, dopodomani: fra tre o quattro decenni. Non per quel nucleare di II generazione, elefantiaco e obsoleto, cui sta ripensando Berlusconi e che non è in alcun modo proponibile per risolvere i problemi di oggi e di domani. |
23-01-2005, 20.08.56 | #111 | |
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Non ci sono solo beni materiali, ci sono anche quelli spirituali.. |
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26-01-2005, 11.45.11 | #112 |
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Sono assolutamente contraria al nucleare, e poi c'è il problema delle scorie che nessuno vuole, a meno che Berlusconi non le voglia sotto la sua villa di Arcore, lo spazio c'è.
Bisogna incrementare la ricerca e lo sviluppo delle energie pulite. |
26-01-2005, 13.28.57 | #113 | |
Jason
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26-01-2005, 15.17.04 | #114 |
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In ogni caso c'è da dire che il problema noi lo affrontiamo male.
Tutto è frutto di quel referendum che a mio parere non andava fatto in quel momento, vista la sensibilità per la centrale russa. La questione non va trattata solo in termini politici, ma anche economici e scientifici in primis. Nel senso: Rischi con nucleare dei ns vicini <=> Rischi del nostro Inquinamento centrali tradizionali che sarebbero sostituite da quelle nucleari <=> Inquinamento centrali nucleari da costruire Costi smaltimento rifiuti centrali tradizionali <=> costi smaltimento rifiuti centrali nucleari Insomma credo non si possa avere una idea a priori senza conoscere i dati della questione, decidendo, come si fece all'epoca, in base al terrore del nucleare. In fin dei conti io sono a favore di una nuova valutazione. Se poi porterà ad un sì od un no, spero che la decisione sia fatta sulla base di ragioni concrete. |
26-01-2005, 15.53.00 | #115 | |
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26-01-2005, 15.56.18 | #116 | |
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28-06-2005, 00.29.50 | #117 |
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fonte: www.beppegrillo.it
Balle nucleari Dai dati presentati al 19° Congresso Mondiale dell'Energia, nel 2030 la produzione di energia nucleare passerà dal 16% al'8.5%. Come risulta dalla tabella aumenterà la produzione di energia ottenuta con il gas e le fonti rinnovabili, mentre diminuirà quella ottenuta da petrolio, carbone ed idroelettrica. Ciònonostante aumentano le pressioni del mondo politico ed economico per un ritorno all'energia nucleare. I sostenitori del nucleare affermano che questo tipo di energia sia sicuro, meno inquinante ed economico. Non è vero. Non è sicura. Esiste una lunga casistica di incidenti nel mondo (come Detroit, Three Mile Island, Chernobyl, il Superphenix in Francia) che hanno causato disastri ambientali, con centinaia di migliaia di persone esposte alle radiazioni che ne hanno provocato la morte o danni genetici irreversibili. Se le centrali nucleari sono così sicure per quale motivo non esistono Compagnie Assicurative disposte a stipulare una RC (Responsabilità Civile) per assicurarle? Non è pulita. I sostenitori affermano che le centrali nucleari non inquinano perchè non immettono anidride carbonica nell'atmosfera. Vero. Ma non si preoccupano di dire che il funzionamento di una centrale e il trattamento e la sepoltura delle scorie radioattive, determinano dei danni all'ambiente molto più gravi e duraturi. Non è economica. Non è vero che il costo aziendale dell'elettricità ottenuta con il nucleare sia inferiore a quello dell'elettricità ottenuta da altre fonti. Bisogna infatti includere anche i costi di smantellamento delle centrali nucleari alla fine della loro vita utile e i costi di stoccaggio, nel lungo periodo, del combustibile nucleare e delle scorie radioattive. Ha ragione il Professor Giorgio Nebbia quando sottolinea la necessità di domandarci se valga la pena di proseguire questa corsa alla produzione di merci ed energia senza chiederci che cosa produciamo, che cosa acquistiamo, cosa accade all'interno delle fabbriche e delle centrali e a cosa servano le merci prodotte. Un controllo pubblico sugli atti dei Governanti e degli imprenditori ridurrebbe le morti e i danni per gli uomini e costituirebbe un formidabile stimolo per l'innovazione, la ricerca scientifica e per la realizzazione di prodotti in grado di soddisfare i veri bisogni umani che comprendono la sicurezza, il diritto alla vita e la dignità. |
28-06-2005, 01.01.51 | #118 |
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Io non capiro MAI la paura ridicola che si ha verso il nucleare.
Perchè averne tanta paura quando gli stati confinanti con noi la usano (in Francia quasi la maggioranza di corrente è prodotta col nucleare) e dalle quali aquistiamo corrente a prezzi esorbitanti?? Credete che se c'è una esplosione di una centrale a noi non riguardi minimamente?? |
28-06-2005, 01.26.25 | #119 |
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Ci riguarda sicuramente di più se ci scoppia sotto il naso.
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28-06-2005, 02.08.52 | #120 | |
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