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24-03-2004, 12.31.22 | #4171 |
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Pisanu difende la maestra "Lasciate il velo a Fatima" I genitori insistono sul "no" "I bimbi non capirebbero" Sono daccordo con il ministro Pisanu e con il sindaco di Ivrea. (Y) |
24-03-2004, 12.32.24 | #4172 | |
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vorrei inoltre ricordarti che in questo stato laico, le suore svolgono lezioni di religione.... con tanto di velo |
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24-03-2004, 12.35.29 | #4173 | |
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Le maestrine e i genitori (razzisti fino al midollo) che rifiutano di fare lavorare una donna di 40 e passa di anni o la donna che indossa un velo per sua scelta? |
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24-03-2004, 12.36.03 | #4174 | |
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i genitori... quanti insegnanti di colore abbiamo nelle nostre scuole? eppure il nero spaventa, mio figlio ha visto per la prima volta un uomo di colore quando aveva due anni, ed è corso a nascondersi dietro le mie gambe... quell'uomo si era avvicinato per chiedere un'informazione. L'uomo nero fa paura, lo abbiamo insegnato noi ai nostri figli... "fai il bravo, sennò arriva luomo nero che ti mangia... uuuuhhhhh" che mondo! |
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24-03-2004, 12.36.37 | #4175 |
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24-03-2004, 12.37.53 | #4176 | |
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Infatti mi auguro di cuore che questo prima o poi possa cambiare Sai già come la penso sull'ora di religione nelle scuole italiane, no? |
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24-03-2004, 12.40.26 | #4177 | |
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però non mi hai detto cosa pensi del lungo post sopra |
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24-03-2004, 12.45.01 | #4178 | |
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Anch'io sulle linee di principio sono d'accordo con quanto afferma Pisanu. Anch'io sono convinto che i genitori siano mossi da un'ignoranza mostruosa che si trasforma in razzismo inconscio. E anch'io vorrei che questa donna potesse insegnare all'asilo col velo. Purtroppo in Francia 20 anni fa è cominciata così. Alla fine hanno dovuto vietarlo per legge, che è la cosa peggiore. Un divieto che ha malgrado tutto l'approvazione di gran parte della stessa comunità musulmana: le donne che sono scese in strada negli ultimi mesi contro la legge sono una minuscola minoranza, che ha coperto con gli slogan la voce "silenziosa" e responsabile di tutti gli altri che invece ritengono la legge opportuna e necessaria. |
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24-03-2004, 12.47.36 | #4179 | |
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24-03-2004, 13.01.13 | #4180 | |
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ho sentito la voce di donne che non trovano lavoro anche se laureate, anche se senza velo, perchè hanno nomi "poco francesi" (stesso discorso per gli uomini). Politici che affermano di dover lasciare a questa gente meno spazio possibile nella vita pubblica, per timore di una silenziosa "pseudo colonizzazione" (ma non siamo noi i coloni???), di una strisciante invasione... ghettizziamoli, non devono diventare parte della nostra società, lasciamoli nelle catene di montaggio, noi siamo "superiori"... |
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24-03-2004, 14.11.09 | #4181 | |
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E' chiaro che è una scelta drammatica, ma a cui si è arrivati perché la situazione è degenerata moltissimo. Ma è il risultato di una degenrazione che è diventata contrastabile solo per legge e solo col divieto purtroppo. Il lato più eclatante sono le donne musulmane che intervistate dicono "io porto il velo per libera scelta, questa legge è liberticida e discriminante". Ci sono però anche decine di migliaia di donne, musulmane, che invece rivendicano la necessità di questa legge, perché sostengono che quasi nessuna donna musulmana in Francia è libera di scegliere. Chi non indossa il velo, viene tacitamente considerata "fuori dalla comunità". Quindi anche se nessuno obbliga esplicitamente questa o quell'altra ragazza a portare il velo, implicitamente vale la regola che una musulmana senza velo è una cattiva musulmana. Il che poi si traduce anche in un'altra serie di atteggiamenti del tutto simili: la musulmana che si lascia visitare da un medico maschio è un puttana, la musulmana emancipata che lavora e si rende indipendente dalla famiglia è una spudorata, e così via. Davanti a questi atteggiamenti, lo stato ha l'obbligo di difendere queste ragazze dall'emarginazione della loro propria comunità, e soprattutto ha l'obbligo di non accettare che l'integrazione della donna musulmana venga ostacolata dai dogmi predicati nelle moschee da imam mandati da paesi come l'Arabia Saudita o lo Yemen. Imam che vengono mandati proprio per evitare il più possibile che avvenga questa integrazione. Ci sono in campo due libertà: la prima è quella di poter portare liberamente, ovunque e comunque, un segno della propria appartenenza religiosa; la seconda è quella di poter essere una musulmana praticante e contemporaneamente una cittadina francese con tutti i diritti che ciò comporta. Tra le due libertà, non potendo oggi come oggi averle entrambe, preferisco sacrificare la prima per un certo tempo, per dare piena applicazione alla seconda. Gli oppositori della legge sostengono anche che questa porterà più emarginazione, che la comunità musulmana finirà col ripiegarsi su sé stessa creando le proprie scuole, i propri ospedali, le proprie strutture pubbliche. Il rischio c'è, ma è secondo me minimo e trascurabile. Non bisogna infatti dimenticare che il problema del velo come molti altri non nasce dalla comunità musulmana nella sua interezza, ma da una minoranza molto attiva e molto arrogante il cui scopo è imporre il proprio dogma a tutta la comunità. E considerata l'organizzazione molto efficiente di questa minoranza, considerata l'arroganza con cui si afferma, considerati anche gli interessi stranieri che muovono questa organizzazione, è facile capire come l'islam moderato e desideroso di integrazione in Francia sia facile preda di questi estremismi. E' il lupo che si mangia l'agnello. Se questa minoranza malsana e pericolosa si auto-emarginerà, ben venga. L'importante è soprattutto che non si lasci spazio a questa minoranza liberticida, che rifiuta le leggi dello stato francese (e rifiutare una legge è peggio che infrangerla) di imporsi nelle istituzioni francesi tramite finte battaglie per la libertà di fede, come quella del velo appunto. Bloccare e sfavorire questa minoranza significa anche tutelare e proteggere l'integrazione della stragrande maggioranza dei musulmani di Francia, che desiderano essere al contempo buoni fedeli e cittadini francesi con tutti i diritti e i doveri che ciò comporta. Le due cose non sono affatto incompatibili, e la legge appena approvata punta proprio a preservare questa compatibilità tra fede e cittadinanza. |
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24-03-2004, 14.17.25 | #4182 |
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Su questo discorso sono pienamente daccordo e ti ringrazio per la chiarezza con cui l'hai esposto. (Y)
Resta il fatto che quella scuola e quei genitori in questo momento, nel nostra paese,. hanno sbagliato a non accettare quella donna. Anche su questo mi pare che siamo daccordo. Ciao exion |
24-03-2004, 14.27.36 | #4183 | |
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24-03-2004, 14.55.24 | #4184 | |
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per rispondere al tuo post, che trovo molto chiaro e lucido: ho sentito parlare di tre generazioni: la prima, gli immigrati della grande ondata, la seconda, i figli di quegli immigrati, e la terza, quella che ha oggi circa la nostra età. Ebbene, come dicevo sopra, il problema dell'integrazione va oltre il portare o meno il velo, perchè di fatto la preferenza sulle concorrenze ai posti di lavoro vengono date ai CV firmati con cognomi francesi. Inoltre non ritengo che vietando il velo si superi lo scoglio di coloro che obbligano le figlie, al più forse lo aggrava, perchè crea un conflitto fra l'appartenenza ad uno stato (che può essere desiderata) e l'appartenenza ad un gruppo nel quale si è nati e nei confronti del quale, almeno fino alla maggiore età o all'indipendenza economica, non è possibile distanziarsi. Praticamente un campo minato... |
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24-03-2004, 15.34.42 | #4185 | |
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Il velo islamico, indossato come simbolo di appartenenza e di rifiuto di accettazione delle leggi francesi, è una cosa. E come ho detto in precedenza, chi non accetta le leggi francesi non sono le donne che indossano il velo ma parte della loro comunità che le identifica come "puttane" perché non si coprono. E poi c'è il discorso delle discriminazioni razziali striscianti, che si esprimono appunto con la difficoltà di trovare lavoro, il pregiudizio razziale, etc... In una parola sola: discriminazione. Discriminazione però che mi preme dirlo non esiste assolutamente nell'amministrazione pubblica, è principalmente un problema del privato. Ma questo è un problema vastissimo e molto diverso da quello del velo, è il nodo delle diverse culture che devono integrarsi in una sola nazione e in un solo stato. Problematica che è comune a tutti i paesi cosiddetti "di accoglienza", come la Francia e gli Stati Uniti, dove esistono importanti minoranze culturale ed etniche che purtroppo vengono discriminate non dallo stato che li tutela ma dalla società che per pregiudizio li teme. |
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