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Vecchio 28-03-2004, 21.18.29   #61
Lello
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Consoliamoci con un Cognac francese

A socialisti, comunisti e Verdi il 50 per cento dei consensi
Conquistate almeno venti delle ventidue regioni metropolitane

Francia, elezioni regionali
stravincono le sinistre

Sconfitto in Auvergne Valery Giscard d'Estaing
Raffarin: "Servono certamente dei cambiamenti"


PARIGI - Netto successo delle sinistre al secondo turno delle elezioni regionali francesi. Secondo le proiezioni degli istituti demoscopici, socialisti, comunisti e Verdi avrebbero raccolto circa il 50 per cento dei voti, contro il 37 per cento attribuito alla maggioranza di governo e il 13 per cento assegnato al Fronte Nazionale. "Ci vogliono certamente dei
cambiamenti", ha commentato a caldo il primo ministro Jean-Pierre Raffarin.

L'affluenza alle urne sarebbe stata del 65 per cento, con un aumento di tre punti rispetto al primo turno. La gauche, che nelle elezioni parlamentari del 2002 non era andata oltre il 37 per cento rispetto al 45 per cento del centrodestra, si sarebbe assicurata il controllo di venti regioni (su un totale di 26, 22 metropolitane più quattro territori d'Oltremare), nove in più rispetto a quelle in cui governava dal 1998.



Cinque, invece, le regioni in cui avrebbero prevalso l'Unione per una maggioranza popolare (Ump) del presidente Jacques Chirac e gli alleati. Per il numero due del Partito socialista, l'ex ministro dell'Economia Laurent Fabius, si tratta di risultati "estremamente spettacolari".

L'Ile-de-France, la regione di Parigi sulla quale si era accentrato il duello fra destra e sinistra al secondo turno, rimane alla sinistra. La gauche mantiene la regione con il 46-49 per cento contro il 40-43 per cento del centrodestra. Valery Giscard d'Estaing è stato sconfitto in Auvergne dove, come capolista del centrodestra, era in gara per un quarto mandato di presidente della regione. L'ex-capo dello Stato avrebbe guadagnato circa il 48,5 per cento dei voti contro il 51,5 per cento andato alla lista guidata dal socialista Pierre-Joel Bontè.

Il primo ministro francese, Jean-Pierre Raffarin, deve "ritirare immediatamente i progetti antisociali del governo": così Jack Lang, portavoce del Partito socialista per questo appuntamento elettorale. L'ex ministro della Cultura ha dichiarato: "I francesi ci invitano a impegnarci qui e ora in grandi lotte nel Paese e all'Assemblea nazionale per ottenere l'immediato ritiro dei progetti del governo contro la scuola, la sanità, contro le conquiste sociali".

Al primo turno della consultazione, lo scorso 21 marzo, la sinistra era stata premiata con il 40,31 per cento dei suffragi contro il 34 per cento del centro-destra.

http://www.repubblica.it/2004/c/sezi...secoturno.html
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Fermiamo la Guerra Globale: PACE
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Vecchio 28-03-2004, 21.31.55   #62
Dav82
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Fonte: Corriere.it


Il presidente del Consiglio al forum della Confcommercio
Berlusconi: «Gli italiani devono lavorare di più»
«Diminuzione tasse: non lo faccio per me, darò in beneficenza ciò che risparmierò. Commercianti, siate più vicini al governo»


CERNOBBIO (Como) - «Ci sono molte festività in eccesso, dovremo far lavorare di più gli italiani. Qualche giorno di lavoro in più produrrà un benefico effetto sul prodotto interno lordo dell'Italia». È stato uno dei passaggi dell'intervento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al forum della Confcommercio. «Stiamo lavorando per individuare sprechi, rivoli, sussidi che sono poi soltanto privilegi che si dovrà avere il coraggio di tagliare. Dovremo far lavorare di più gli italiani, ci sono molte festività in eccesso, sappiamo che un ponte in meno produce un incremento sensibile sul pil».
Poi ha raccontano un aneddoto: «Sono andato in Cina e ho notato che c'era molto fervore: grattacieli, negozi. Con un funzionario sono andato a fare un giro e mi ha detto: "Qui si lavora sette giorni alla settimana, per 12 ore al giorno, non ci sono i sindacati"».

TASSE: «CIÒ CHE RISPARMIO LO DARÒ IN BENEFICENZA» - «Confermo l'intenzione di portare l'Irpef al 33%. Diranno che lo faccio per me, ma io dico che tutto quello che risparmierò con le tasse lo darò in beneficienza». Il presidente del Consiglio però ha chiesto ai commercianti un maggiore sostegno al governo. «Vi chiedo di sostenerci un po' di più. Abbiamo troppo spesso la sensazione di essere soli, con la maggioranza degli italiani».
«L'economia ha bisogno di uno choc, di una scossa, e quello che si può fare è ripartire dai consumi delle famiglie, e c'è un solo sistema efficace: ridurre le tasse e la pressione fiscale per lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini. La riduzione delle tasse ci distingue nettamente dalla sinistra, che invece vuole incrementarle».

PENSIONI - «La riforma della previdenza è pronta e verrà approvata prima delle elezioni europee», ha ripetuto Berlusconi. «È una riforma che ci viene chiesta dall’Europa, i conti della previdenza ci dicevano che fra qualche anno non ci sarebbe più stata la possibilità di pagare le pensioni. È una riforma strutturale che renderà certe le pensioni per i pensionati di domani».
Poi scherza sull'abolizione della tassa sulle successioni: «Avevo in mente uno slogan bellissimo: "Morire in Italia è conveniente". Ma è uno slogan che credo non funzioni».

CONTI PUBBLICI: ITALIA A POSTO - «L'Italia è riuscita a restare a posto con i conti pubblici», ha sottolineato il premier, rilevando come invece Paesi «più importanti come Germania e Francia si apprestino a violare anche nel prossimo anno il patto di stabilità per quanto riguarda il tetto del 3%».

NUOVA LEGGE ELETTORALE - La maggioranza approverà una nuova legge elettorale per le politiche introducendo un premio di maggioranza, ha annunciato Berlusconi.





L'è dür... vaca se l'è dür!
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Vecchio 28-03-2004, 21.47.43   #63
pepe65
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sì, riduci l'IRPEF dal 46 al 33%.Ma sapete che quelli che hanno laliquota così alta di IRPEF hanno redditi superiori ai 40 mila euri l'anno?
E il ceto medio che deve vivacchiare con 1200-1300 euro mese (e sono anche esagerato)?
Loro no abbassare le tasse perchè sono la maggior fonte di reddito per lo Stato.
Ach:anger: :anger:
Mi inc@@zzo sempre quando parlo di politica
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Vecchio 28-03-2004, 22.17.54   #64
jannaz
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sì, riduci l'IRPEF dal 46 al 33%.Ma sapete che quelli che hanno laliquota così alta di IRPEF hanno redditi superiori ai 40 mila euri l'anno?
E il ceto medio che deve vivacchiare con 1200-1300 euro mese (e sono anche esagerato)?
Loro no abbassare le tasse perchè sono la maggior fonte di reddito per lo Stato.
Ach:anger: :anger:
Mi inc@@zzo sempre quando parlo di politica
In via teorica la corretta tassazione e' quella con l'aliquota unica e potrebbe andare bene al 33% - e' quella infatti che garantisce che piu' uno guadagna piu' ha rientro e piu' e' portato ad investire.
Pero' e' decisamente la piu' iniqua perche' e' quella che garantisce meno la redistribuzione della ricchezza.
In Inghilterra sono arrivati a circa due aliquote ma hanno anche un regime fiscale diverso dal nostro e ammortizzatori sociali abbastanza efficienti.
Se mr B. prova a fare una cosa del genere - domani mattina per esempio - in Italia lo stato finisce i soldi in 10 minuti (niente ospedali strade ecc ecc per qualche anno)pero' potremmo tutti trovarci con un lavoro abbastanza garantito perche tanti verrebbero ad investire da noi.Verrebbero perche' preferiscono andare in Inghilterra dove sono piu' garantiti che in Italia.


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Vecchio 28-03-2004, 22.20.31   #65
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Italiani, troppe feste. A lavorare. "Ci sono molte festività in eccesso, dovremo far lavorare di più gli italiani. Ci sono ponti festivi in eccesso" annuncia Berlusconi. Un taglio dei giorni di vacanza che produrrà, giura il premier, "un benefico effetto sul pil".

Silvio Berlusconi, da Repubblica.it
Vuol dire che lo mandero af..n..c...lo solo nei giorni lavorativi

Tra le altre cose quest'anno penso che a festivita' sia uno dei piu' scarsi del millennio - anche Natale cade di domenica

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Vecchio 28-03-2004, 22.32.03   #66
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CERNOBBIO (Como) - «Ci sono molte festività in eccesso, dovremo far lavorare di più gli italiani. Qualche giorno di lavoro in più produrrà un benefico effetto sul prodotto interno lordo dell'Italia».
Faccia pure. E' il modo migliore per lui di perdere le elezioni. Io ci sto. Se è necessario lavorare 4 o 5 giorni in più all'anno per mandare a casa questo pagliaccio, io ci sto.

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TASSE: «CIÒ CHE RISPARMIO LO DARÒ IN BENEFICENZA» - «Confermo l'intenzione di portare l'Irpef al 33%. Diranno che lo faccio per me, ma io dico che tutto quello che risparmierò con le tasse lo darò in beneficienza».
C@zzi suoi, coi suoi soldi ci fa quello che vuole e non me ne frega niente. Deve solo smetterla di giocare coi soldi e le istituzioni dello Stato come fossero cosa sua.

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Il presidente del Consiglio però ha chiesto ai commercianti un maggiore sostegno al governo. «Vi chiedo di sostenerci un po' di più. Abbiamo troppo spesso la sensazione di essere soli, con la maggioranza degli italiani».
Non è una sensazione, è un dato di fatto! Le persone come lui perdono completamente il senso della realtà, allontanandosi dal senso comune delle cose. Vede il mondo tutto a modo suo, ed è convinto che il mondo intero aspiri solo ad essere come lui, ad avere le ville col giardiniere e l'autista privato. Salvo poi scoprire che il mondo magari aspira anche ad altro, che la gente può credere alle favole per un pò ma poi si sveglia e sbatte il muso contro le cose serie e reali, mentre l'affabulatore continua a raccontare i suoi sogni del mondo delle fate, facendosi odiare. E allora rimane solo e non capisce perché.

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..
Poi scherza sull'abolizione della tassa sulle successioni: «Avevo in mente uno slogan bellissimo: "Morire in Italia è conveniente". Ma è uno slogan che credo non funzioni».
Il solito huomour britannico, vero Silvio? Che classe!


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CONTI PUBBLICI: ITALIA A POSTO - «L'Italia è riuscita a restare a posto con i conti pubblici», ha sottolineato il premier, rilevando come invece Paesi «più importanti come Germania e Francia si apprestino a violare anche nel prossimo anno il patto di stabilità per quanto riguarda il tetto del 3%».
Forse perché in Francia e Germania i rispettivi governi, tanto di destra quanto di sinistra, hanno avuto il coraggio almeno di tentare di non far ricadere solo sulla povera gente i danni di una crisi economica che in italian pagano solo i ceti medio-bassi?
Ieri rievocavo con il mio migliore amico i tempi del liceo, e abbiamo fatto l'"appello" degli ex compagni di classe: esclusi i 3 che sono morti , i 5 che sono diventati casi sociali, una che è diventata artista e dipinge senza mai uscire di casa e uno (uno solo!) che è diventato libero professionista, siamo circa in 12, tra laureati e non, ad essere dipendenti, nel pubblico come nel privato. Nessuno di noi 12, allo stato attuale delle cose, alle soglie dei 30 anni e con gli stipendi che pagano in Italia, è in grado di essere autosufficiente. Chi più chi meno, dobbiamo fare affidamento alle nostre famiglie, con grossi sacrifici sia da parte nostra che per i nostri genitori. E' un dato di fatto che la mia generazione può verificare quotidianamente sulla propria pelle: siamo più poveri della generazione che ci ha preceduti. Per noi il futuro è nero come una notte senza nemmeno una flebile stellina a indicarci il cammino.


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NUOVA LEGGE ELETTORALE - La maggioranza approverà una nuova legge elettorale per le politiche introducendo un premio di maggioranza, ha annunciato Berlusconi.
A che pro? Meditate gente, meditate....
 
Vecchio 29-03-2004, 09.15.03   #67
jannaz
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"ROMA - Obiettivo: scardinare i due ponti ai quali gli italiani sono più affezionati. Quello che coincide con le festività di Ognissanti, il 1° novembre, e quello che con l'Epifania consente di allungare il periodo di ferie natalizie."

Mi sa che questa scelta andra ad incidere, e di molto. sull'industria sciistica italiana oltre che sulla forte tradizione di andare al cimitero.
Fini il supervisore economico (hahha ma che carica) del governo berlusconi, lo ha supito ripreso:queste cose vanno decise in consiglio (traduzione:sei uno str...zo)

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Vecchio 29-03-2004, 10.12.59   #68
Lello
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Anacronistiche coreane ricette dal miliardario ridens

Una ricetta per vivere peggio
di LUCIANO GALLINO

CON LA proposta di sopprimere alcune festività al fine di rilanciare la produzione il presidente del Consiglio dimostra di essere un fine economista; ovvero di essere, in tema di economia, ben consigliato. Un ponte in meno, ha detto, produce un incremento sensibile sul prodotto nazionale. Non c'è dubbio che le cifre gli diano ragione. Il Pil viene prodotto con poco più di 200 giornate lavorative, corrispondenti a 1620 ore effettivamente lavorate in media per occupato.

Una media che combina gli orari più lunghi dell'industria e quelli un po' più brevi del pubblico impiego, gli impieghi a tempo pieno e quelli a tempo parziale. In una giornata di lavoro si produce dunque un mezzo punto percentuale di Pil. Basterebbe allora sopprimere, per dire, sei giornate festive l'anno per incrementare di colpo la crescita del Pil del 3 per cento annuo.

Ci avessimo soltanto pensato prima, l'economia del paese non si troverebbe nella situazione critica che molti lamentano. O forse no. Perché nel ragionamento che suggerisce di lavorare di più per arricchirsi tutti c'è una piccola crepa. Esso implica infatti che l'intera produzione addizionale di beni e servizi eventualmente ottenuta con alcune giornate lavorative in più sia interamente venduta. Il che non sembra davvero realistico.

Moltissime imprese faticano oggi a vendere le quantità di beni che producono con le giornate di lavoro attualmente effettuate. È la radice della crisi che le minaccia. In molti settori industriali esiste un eccesso di capacità produttiva: le aziende potrebbero produrre cento, ma dato che riescono sì e no a vendere settanta, quello producono. È proprio per questo motivo che hanno chiesto, e prontamente ottenuto dal governo con la legge 30 e il relativo decreto attuativo dell'ottobre scorso, nuovi tipi di contratto che permettono di occupare forza lavoro in maniera discontinua, come il lavoro in affitto (detto anche, pudicamente, "in somministrazione") e il lavoro intermittente. In modo da adattare l'occupazione in azienda all'andamento del proprio mercato.

A fronte di queste situazioni, l'aggiunta di alcuni giorni lavorativi al calendario annuo genererebbe presumibilmente più disoccupazione, e più precarietà.
D'altra parte la discussione sulla necessità di provare ad accrescere l'occupazione non già aumentando, bensì diminuendo gli orari di lavoro, va avanti da decenni in tutti i Paesi europei, dal Portogallo alla Finlandia, dall'Irlanda alla Grecia.

Da essa sono scaturiti contratti collettivi e interventi legislativi che hanno portato a ridurre le ore annue effettivamente lavorate pro capite dalle 1800-2000 del 1970 alle 1330-1700 di inizio del XXI secolo, con un parallelo e sostanziale incremento di produttività. Il limite inferiore, nel cennato rango delle ore lavorate pro capite nel 2001, è segnato dall'Olanda, a causa della grande diffusione in tale paese del tempo parziale; mentre quello superiore tocca al Regno Unito.
Con le sue 1620 ore l'anno l'Italia supera di circa 50 ore la Francia - nonostante le riduzioni d'orario realizzate in essa con la legge sulle 35 ore, che ha avuto indubbi effetti positivi sull'occupazione - di 100 ore il Belgio, di 170 ore la Germania. Non siamo insomma i più pigri tra gli europei.

Ancora, è la riduzione degli orari di lavoro, non già il loro aumento, che ha permesso di superare crisi aziendali gravissime, come quella della Volkswagen alcuni anni fa. Per tacere di altri dati che possono lasciare indifferenti i fini economisti, ma ai quali i milioni di persone che svolgono altri ordinari mestieri attribuiscono una certa importanza.

Nel 1970, quando in Italia si lavorava 1900 ore l'anno, si viveva quasi 10 anni di meno. Più precisamente, la età mediana dei morti era inferiore a quella odierna di circa 10 anni. Altri fattori hanno sicuramente contribuito a questo straordinario risultato, in primo luogo il sistema sanitario nazionale.

Ma un fattore determinante sono stati l'aumento delle giornate di vacanza, degli svaghi, del riposo, delle cure per la persona, delle attività culturali, delle relazioni sociali, del tempo dedicato ai figli, reso possibile dalla riduzione di oltre 250 ore dell'orario annuo di lavoro.

Proporre oggi di ricominciare a lavorare di più, significa quindi prospettare la possibilità - quali che siano le buone intenzioni del proponente - di ricominciare a vivere peggio, e forse anche meno a lungo. È possibile che il presidente del Consiglio, buttando lì l'idea di lavorare qualche giorno in più l'anno, avesse in mente il caso di qualche altro paese.

Ad esempio il caso della Corea del Sud, dove si lavora tuttora 2.500 ore l'anno. Ma non sembra questo un Paese adatto da prendere a modello per l'Italia, quando si pensi alle condizioni di lavoro, di ambiente, di tutele legislative, di rappresentanza sindacale in esso predominanti.

Oppure quello degli Stati Uniti, dove in effetti le ore annue realmente lavorate superano le 1800, con un considerevole aumento rispetto a un decennio fa. Ma gli americani non lavorano di più per amore del Pil.
Lo fanno perché vi sono costretti dai bassi salari. In Usa il salario medio dei lavoratori dipendenti, al di sotto del livello di quadro o capo intermedio (foreman), è infatti tuttora inferiore, in termini reali, a quello del 1973, dopo una forte discesa durata quasi vent'anni, e un parziale ricupero da metà degli Anni '90.

Il salario basso obbliga a fare gli straordinari, a cercarsi due lavori, a lavorare in due in famiglia anche se l'onere per la famiglia è grave. Spinge anche, ovviamente, a fare meno giorni di vacanza e di riposo. Anche questo modello di lavoro e di vita non sembra, in verità, particolarmente attraente.


(29 marzo 2004)

http://www.repubblica.it/2004/c/sezi...o/gallino.html
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Vecchio 29-03-2004, 11.20.38   #69
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grazie, Lello e The_Prof

me li leggo con calma
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Vecchio 29-03-2004, 11.26.20   #70
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leggendo i punti della riforma, mi torna alla mente un "passo" del discorso del shilvio alla nazione, fine 2003, che recitava più o meno così:
"mi rendo conto che i miei elettori, coloro che mi hanno votato auspicando il mandato del grande imprenditore, possono ora avere un po' di delusione: assicuro loro che ho fatto tutto il possibile e ciò che non ho potuto fare è dovuto all'esiguità dei poteri concessi alla carica di presidente del consiglio. Assicuro che mi prodigherò al fine di aumentare questi poteri, anche rivedendo quelli del presidente della repubblica, che rimanga come carica istituzionale"

A me ricorda qualcosa del passato...
A voi no?
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Vecchio 29-03-2004, 11.34.14   #71
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«Ci sono molte festività in eccesso, dovremo far lavorare di più gli italiani. Qualche giorno di lavoro in più produrrà un benefico effetto sul prodotto interno lordo dell'Italia». È stato uno dei passaggi dell'intervento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al forum della Confcommercio. «Stiamo lavorando per individuare sprechi, rivoli, sussidi che sono poi soltanto privilegi che si dovrà avere il coraggio di tagliare. Dovremo far lavorare di più gli italiani, ci sono molte festività in eccesso, sappiamo che un ponte in meno produce un incremento sensibile sul pil».
Poi ha raccontano un aneddoto: «Sono andato in Cina e ho notato che c'era molto fervore: grattacieli, negozi. Con un funzionario sono andato a fare un giro e mi ha detto: "Qui si lavora sette giorni alla settimana, per 12 ore al giorno, non ci sono i sindacati"».
dovremo far lavorare di più gli italiani, dice...
si, ok, ma sempre gli stessi?
glielo vogliamo dire al shilvio che gli italiani che lui vorrebbe far lavorare di più sono gli stessi che se si assentassero dal lavoro per un mese per farsi dieta e lifting verrebbero licenziati in tronco???
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È una riforma strutturale che renderà certe le pensioni per i pensionati di domani».
AHAHAHAHAHAHA
questa andrebbe messa nel 3d delle barzellette
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Vecchio 29-03-2004, 12.28.39   #72
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perche' la arzelleta sui cinesi ve la siete persa?Forse no forse si ma penso che tanti si siano persi questa lettera che e' apparsa nel forum del corriere che copio e incollo

"La lettera del giorno
Lunedì, 29 Marzo 2004
La soluzione ai nostri problemi

Il Cavaliere e' stato in Cina ed ha notato molti grattacieli e grande fervore. Io ci vivo, in Cina. Peccato che non abbia notato molte altre cose. Quei grattacieli vengono costruiti su terreni dove prima c'erano interi quartieri. Vengono lasciate temporaneamente in piedi strutture fatiscenti dove i lavoratori e le loro famiglie, inclusi figli piccolissimi, vivono ritagliandosi uno spazio con tendaggi, in condizioni igieniche al limite del vivibile, e ovviamente lavorano dodici ore al giorno, e anche di piu', sette giorni su sette. Alla Cina non piace divulgare questa sua immagine, forse per questo il Cavaliere non ha visto. Droga, prostituzione, esseri umani rigettati dal sistema urbano vagano disperati e spesso fuori di senno, frugano nella spazzatura in cerca di cibo con i loro figli neonati in braccio. E intanto si costruiscono quei bei palazzi per i nuovi ricchi. Attualmente nel Guandong si respira aria di repressione. Un ragazzo in cerca di lavoro senza i necessari documenti governativi, e' stato casualmente trovato, arrestato e picchiato a morte. I giornali, che godevano di una certa liberta', hanno diffuso la notizia. La gente e' scesa in piazza. Pechino si e' arrabbiata ed ha chiesto di riportare la situazione sotto controllo. Risultato, direttore del giornale arrestato. Fotografi e film maker hanno visto la polizia arrivare e sequestrare il loro materiale alla ricerca di tutto quanto possa mostrare cio' che Pechino non vuole fare vedere al mondo. Alcuni di loro stavano lavorando a documentari per le varie mostre sulla Cina in Europa, Italia compresa. Adesso hanno paura e non sanno se verranno arrestati per cospirazione contro il loro paese. Forse al Cavaliere piace l'idea di poter chiudere la bocca ai giornali con la polizia, invece di doverseli comprare. Forse piace anche l'idea del "lavora ciuco che la vita e' dura", lo sappiamo tutti che i sindacati hanno rovinato l'Italia, vorrei aggiungere l'Italia dei ricchi. Vuoi vedere che dopo avere usato lo spauracchio dei comunisti il Cavaliere scopre che comunista e' bello? Ebbene si, aspettiamo con ansia che si faccia il miracolo, e che la nostra italietta venga trasformata dal padre della nazione in una little cina. Finalmente abbiamo la soluzione ai nostri problemi, anche noi avremo una crescita del pil all'8%.............Forza Italia! e' tempo di lavorare.

Eva "

Forse sarebbe meglio lasciar perdere la Cina e investire in altri paesi dove ci sarebbe un ritorno in quanto potremmo offrire qualcosa che loro non producono perche' bni voluttuari ma che presto con l'aumento della qualita' di vita necessiteranno.

Ovvero meglio investire in ungheria dove c'e' liberta' e il reddito sta cresendo piuttosto che investrire in Cina dove la gente sta peggio adesso di quando era contadina e un vino italiano non lo potra' comprare mai.

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Vecchio 29-03-2004, 16.35.26   #73
Paco
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Economia, tasse e festività Nel Polo tutti contro Berlusconi

Da Repubblica.it

Meno male!
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Vecchio 29-03-2004, 16.45.07   #74
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Fonte: Corriere.it


Follini: è necessario difendere i redditi più bassi
Maroni: «Gli italiani lavorano già abbastanza»
Il ministro del Welfare respinge la proposta del premier
Fini: «La priorità deve essere la tutela di salari e pensioni»


ROMA - La politica del lavoro divide la casa delle libertà (Cdl). «Gli italiani lavorano a sufficienza»: lo ha detto il ministro del Welfare Roberto Maroni a Varese rispondendo a una domanda dei cronisti sulle proposte fatte ieri dal presidente del Consiglio. «Non bisogna ridurre le ferie - ha aggiunto Maroni - bisogna ridurre le tasse e gli sprechi e ne suggerisco uno: le false pensioni di invalidità». Sempre a proposito di quanto detto da Berlusconi, Maroni ha osservato: «Sono cose già fatte in altri paesi e che non hanno funzionato: mi sembra una cosa estemporanea che non conoscevamo e che non condividiamo».

FINI - «È' certamente giusto far pagare meno tasse a chi ha un alto reddito ma in questo particolare momento economico credo che la priorità debba essere tutelare il potere d'acquisto di salari e pensioni ed evitare l'impoverimento del ceto medio».
Lo ha detto il vicepremier Gianfranco Fini commentando l'ipotesi di riduzione dell'Irpef avanzata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Cernobbio. «E comunque ne dobbiamo ancora discutere - ha aggiunto Fini - perché non lo abbiamo ancora fatto».

FESTIVITA' - Intervenendo invece sulla possibile riduzione del numero delle festività Fini ha aggiunto: «Mi sembra francamente un aspetto minimale rispetto al resto».
Fini ha anche definito prioritario, rispetto alla riduzione dell'Irpef, la tutela del potere di acquisto di salari e pensioni e la riduzione dell'Irap. «Questo - ha spiegato - mi pare abbia un rilievo politico maggiore rispetto alla questione delle festività».

BANKITALIA - La polemica sull'utilizzo delle riserve della Banca d'Italia per il vicepremier Fini è «chiusa». «Ma quello che io auspico - ha ribadito il vicepremier che ha parlato a margine di una visita all'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente - è che cessi questo direi quasi quotidiano ping pong tra il ministro dell'Economia e il governatore della Banca d'Italia».

FOLLINI - A proposito dell'azione di rilancio dell'economia richiamata dal Premier, è intervenuto il leader dell'Udc Marco Follini, il quale ha sottolineato che «tutelare le famiglie, i redditi più bassi e accelerare le riforme strutturali sono le priorità per l'Udc». «Così - ha aggiunto Follini - si rilanciano i consumi e l'economia; tutto il resto, meno tasse per i benestanti e due giorni di lavoro in più, sono argomenti che vengono dopo, molto dopo».

CEI - Anche i vescovi sono contrari alla proposta del premier sulla riduzione delle festività. Una «eventuale modifica» del calendario delle festività italiane secondo i vescovi italiani dovrebbe «tenere conto della sensibilità del nostro popolo riguardo a queste feste». Lo ha ha detto il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori, aggiungendo che un altro elemento da valutare dovrebbe essere «la coerenza dell'anno liturgico che non dovrebbe essere troppo ferita».
«Il riconoscimento delle festività religiose - ha detto poi Betori - è regolato dal Concordato», all'articolo 11 di quello del '29 e all'articolo 6 degli accordi di revisione dell'84. «La competenza per questo tema - ha aggiunto - è della Santa Sede e della autorità della Repubblica Italiana»; sono riconosciute attualmente tutte le domeniche e per le altre festività ci si regola «d'intesa». Le attuali festività sono regolate da uno scambio di note verbali dell'85 a cui, ha ricordato monsignor Betori, seguì un Decreto del presidente della Repubblica. Passando dalla competenza a decidere a una «valutazione», il segretario della Cei ha osservato che una «eventuale modifica» del calendario delle festività dovrebbe tenere conto «della coerenza dell'anno liturgico, che non dovrebbe essere troppo ferita e della sensibilità del nostro popolo riguardo a queste feste»


Almeno qualcuno nel polo prova a ragionare, ogni tanto...

E poi... ma che c@@@o hanno sempre da dire quelli della CEI? Perchè devono sempre mettere il becco nelle nostre questioni? Ma chi sono? Che vogliono? Noi andiamo a dirgli cosa fare in vaticano? Non mi sembra. Mh.... che rabbia che mi fanno venire...


Edit: sì, lo so bene, la CEI è la comunità episcopale italiana, ma di movimenti cattolici o pseudo tali che cercano di mettere il becco in questioni da affrontare da un punto di vista laico ne ho veramente piene le @@. sgrunt! :anger:

Ultima modifica di Dav82 : 29-03-2004 alle ore 16.51.46
Dav82 non è collegato  
Vecchio 29-03-2004, 16.56.54   #75
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eeeeehhhhhhh???????
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