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Vecchio 12-07-2004, 01.51.07   #16
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Mamma, papà, voi come state? Io bene, non vedo l'ora di rivedervi, anche se per farlo dovrei rinunciare per sempre a vedere me stesso. Mi sono separato cinque anni fa, ma non vi dispiacete: con Clia ci vediamo spesso e ridiamo ancora, e i bambini stanno benone, anche se Francesco ha gli occhioni tristi da daino come i tuoi, papà, e a Michele gli piacciono un po' troppo le zozzerie fritte come a noi due, mamma, e ha già una pancetta da piccolo commendatore. Inutilmente cerco di spiegargli che la mongolfiera di papà, come la chiama lui, è l'ultima cosa che dovrebbe riprendere da me, ma in fondo è anche la più semplice perché, per imitarmi, gli basta spararsi una decina di merendine kinder fra una playstation e l'altra, senza doversi leggere nemmeno il Giornale o il Riformista, comunque ora alla panciotta ci sta attento perché ha dato il suo primo bacino con la lingua (la madre mi ha fatto la spia ma ufficialmente io non devo saperlo) fatto sta che la sua lei, Ester, dieci anni, gli avrebbe detto "sei baciccio", lui si è offeso a morte e da due giorni mangia solo carote.
Le elezioni, dunque. In sintesi (perché mamma si sta già annoiando e fra poco mi scoccherà quella terribile domanda "Puoi farmi un riassunto?" che mi ha mandato ai pazzi la giovinezza) in sintesi -dicevo- il centrosinistra ha vinto, di un solo seggio alle europee, ma tipo di una sessantina di città a sei alle amministrative. Fatto sta che i quattro punti che separavano la Casa di Superbone dalla nostra, (ammesso che questo centrosinistra "è una casa e non un albergo", tanto per farti il verso, mamma) non ci sono più. Centrodestra e centrosinistra appaiati come gemelli siamesi. Forza Italia ha preso un bagno che tuttavia non lo ridimensionerà manco per niente, perché Superbone ha un dittatore duracell nel doppiopetto di peluche, e senza gambe e perfino senza testa continuerà a dimenarsi fino al completo esaurimento della pila.
Veniamo a noi.
Tu papà, poco prima di morire, mi rivelasti che nel centrosinistra ti piacevano in tre, ricordi? Veltroni, Bersani, e Letta. Ecco, fra le nostre due generazioni ci sono state guerra e resistenza, i Beatles, la rivoluzione sessuale di Reich, la morte della famiglia, il Vietnam, "Que sera?" di Chico Buarque, la Microsoft, e l'invenzione più cafona della storia dell'umanità, il telefonino, e adesso che non possiamo più andare a mangiarci i nostri gamberoni rossi e i polpi alla spiaggia del Poetto, proprio adesso che chiacchierare fra di noi è inutile e vano, la pensiamo allo stesso modo: Veltroni, Bersani e Letta. Ne manca uno, il migliore, quello che a fianco di Veltroni, e con gli altri due nostri preferiti, dovrebbe fare il D'Artagnan alle elezioni decisive: le politiche del 2006, ma si spera prima.
Non c'è. Non ci sono più quelli della razza dei Montanelli, dei Berlinguer e dei Borsellino (che avevano l'antidoto contro questi tartarughi e serpenti dalla coda duracell) ma secondo me non c'è rimasto più nemmeno lui, l'Antagonista dell'ultima volta, perché si può essere anche dei grandi, ma in quanto tali, bisogna anche accettare di esserlo stati.
Insomma, ci manca il leader, e -a guardar bene- anche quei tre o quattro che a noi piacciono, papà, non stanno precisamente in prima fila, tranne l'uomo di Roma, ma in questo caso in prima fila è lei, e lui non ha certo il tempo di andare dietro a noi.
"E tu che spiegazione dai"?
A parte che mamma si è già addormentata, e fra un po' si sveglierà dicendo "Non fate i filosofi che mi fate venire sonno e mi annoio", non ti sembra sovrannaturale che proprio tu lo chieda a me? O meglio, che un italiano di cinquantuno anni, per cercare di vederci chiaro, debba evocare come un ectoplasma il fantasma di suo padre che oltretutto di politica ne capiva come me di trigonometria, visto che s'iscrisse al partito socialdemocratico, dopo Praga, esclamando "Questo sarà il partito degli onesti?"
Ma io a chi lo dico, se non ai miei poveri defunti, che in quest'Italia senza scarpe ma con la Mercedes, ci vuole poesia? Che il venditore duracell, i suoi emuli, i suoi servi e le sue incantate vittime, temono la poesia come i vampiri l'aglio?
Che ci voleva più poesia e meno banche per unificare l'Europa? Che nel centrosinistra ci sarebbe bisogno di una dose da cavallo di poesia? E che se un politico non è anche un poeta (non ha sofferto il dolore indicibile di un poeta) non potrà mai, davvero, trasformare una realtà mediocre nelle aspettative di un Paese felice? Me lo dicevi tu da bambino, papà, che in fondo in fondo le categorie umane sono solo due: poeti e serpenti. E che è assai più facile prevalgano i secondi, ma che soltanto i primi non diventano polvere e bruciano col fuoco che diede luce alle stelle. Razze incantatrici entrambe, serpenti e poeti. Politici. Ma i primi adulano, i secondi trasformano. I primi sono mezzi maghi, però il poeta che cambiò l'acqua in vino e il politico più grande di tutti è stato Gesù.
Mamma si è svegliata: "Conclusione: per battere Berlusconi ci vuole Cristo."
No, ci vuole un gran cuore. Sarà retorica, enfasi, banalità, chi se ne fotte, ma ci vuole un gran cuore. Ci vuole un poeta.
"E dove lo troviamo alle quattro del pomeriggio? Quello lì, coso, Luzi, è ancora vivo? Da noi non si è visto."
Sì, vivo e ancora senza Nobel, mamma, dimenticato da un paese di bottegai, adesso non farci perdere il filo con Luzi, io e papà non stiamo dicendo che ci sarebbe voluto Borges a Palazzo Chigi, parliamo di cuore, capisci? E non strabuzzare gli occhioni che mi fai ridere e mi saltano i punti dell'ernia ombelicale.
Per esempio, l'altra notte, nel corso delle proiezioni, ho visto Fassino che s'incazzava con la Nexus perché, secondo lui, i sondaggisti stavano toppando alla grande. Non era vero più di tanto, ma sui si era incaponito, e gliele ha cantate a Mentana ed altri anchorman. Fassino non è di razza serpente, tutt'altro, e io lo stimo, ma non ha il pragmatismo del poeta. La concretezza e l'energia sfavillante del politico poeta. Era infuriato giustamente da qualche cosa, ma ne denunciava un'altra che non c'entrava una mazza. Presagiva una tremenda trappola, ma il suo inconscio non riusciva a mettere a fuoco il grande inganno. Ha dato l'impressione di girare a vuoto e lui, che lo sapeva, ha arditamente insistito, anche se con l'eleganza e la pacatezza che lo contraddistinguono. Il grande inganno, nei giorni a seguire, l'abbiamo visto tutti, mi correggo, l'hanno visto e sofferto quei pochi che non hanno interessi di bottega, e credo ormai che in questo paese di bande costituiamo una specie di riserva indiana, gente che non riesce nemmeno a emettere un flebile "augh" perché immediatamente c'è un vocione che grida "comunista!"
Il grande inganno non era la Nexus, né Mentana, né le balle di Schifani o di un Belpietro, che io mi domando ancora ma questi come fanno a andare a dormire, e invece la notte lo sveglio sei tu, e loro ronfano, magari dopo aver fatto il bagno in vasca con le paperelle.
Il grande inganno era che l'informazione, non i numeri, non le percentuali millimetriche della noia, non il voto mio e quello tuo (l'unico eccitante per dei professionisti dell'indifferenza), ma l'informazione italiana, l'intera macchina della comunicazione televisiva nazionale, si è rivelata, mai come in queste elezioni europee, completamente avvelenata, distorta e falsa. Sembrava di vivere un incubo tipo "L'invasione degli ultracorpi". E davanti alla televisione ci si sentiva soli come lupi in Siberia.
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Vecchio 12-07-2004, 01.51.42   #17
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È vero, ciuccio e presuntuoso, e queste mie frettolose note sono opinioni da bar di un poverocristo come un altro, ma lo sai, mamma, che dare le formazioni è un vizio nazionale, e neanche da questo vizio io sono esente. Alla mia formazione elettorale ideale, Veltroni Bersani Letta, manca solo un centravanti della politica di sinistra: un poeta. Uno che sappia trasmettere con tre parole e un'emozione, a una bestia da terza elementare come me, che differenza c'è fra un governo nostro e uno della "Casa delle libertà". Se, per esempio, ai balconi ci saranno più fiori, nelle strade un po' più di musica, in televisione qualche programma che ci appassioni, nei nostri occhi un pizzico di temperanza o, quanto meno, una minore ostilità, e nei nostri frigoriferi -se Dio PIL vuole e il macellaio non ci fa la cresta con l'euroscusa- una bistecca in più per invitare qualcuno a cena senza l'ansia. Qualcuno che ci ricordi chi eravamo, maestri nel commercio, nell'arte, nella storia, e ci indichi la via del chi saremo, o meglio, del chi potremo diventare, e che questa visione sia dolce, semplice e bella; uno che ci trasmetta quella febbre di partecipazione che ti fa sentire, prima che "umano", prima che "gente", un essere civile, laico, libero, e vigile sui diritti e sui doveri della democrazia, non solo un infante centrato sul proprio ombelico ("Io c'entro!") o sul proprio voto, ma in contatto solidale con le altre civiltà della terra, in particolare le più vilipese e quelle che stanno scomparendo, per fame e per nostra indifferenza assassina. Perché fra i doveri di un uomo di Stato c'è anche questo, o quanto meno dovrebbe esserci anche il limite di non far sentire i propri cittadini di merda, come ora. In guerra, dichiarando di non esserlo. In grado di abbassare le tasse, quando non si è in grado. Liberi da "lacci e lacciuoli", quando si ha un conflitto d'interessi da far impallidire Al Capone, che infatti non divenne presidente degli Stati Uniti. E trattando tutti i propri governati da sciocchi e da ciechi, oltretutto con un'arroganza superiore a quella che ritenevamo, a torto, seppellita col Ventennio.
Tutto qui, cari papà e mamma, e scusatemi se mi sono dilungato. Vi penso spesso, e mi mancano tanto i vostri racconti, aneddoti e ricordi di famiglia, perché, quando i tuoi genitori muoiono, è come se fosse finita la Storia. Avevate i vostri piccoli orrori, ma di una cosa non vi perdonerò mai, e non vi dirò mai abbastanza grazie: di avermi fatto conoscere quella gentilezza discreta, quell'espressione intelligente e antica che avevano certi italiani, come Caponnetto, Borsellino, Montanelli, Montale, Flaiano (non basterebbe questo numero di Micromega per citare tutti i nomi che ho in mente, anche quelli di gente, come voi, sconosciuta) e che oggi fatico a incontrare per le strade del nostro paese e sugli schermi della televisione, o nel mio stesso specchio. A forza di battersi contro i bastardi si corre il rischio di diventarlo.
Ma questo sta a voi giudicarlo, se da lassù vedete. Io, che non vedo e che non credo, certe sere vi dico una preghiera.
Amatevi almeno lì.
d.

P.S.
Le elezioni sono finite, ma tutti i politici in Tv, anche quelli che hanno sonoramente perso, non fanno che ripetere, come all'asilo, "Siamo stati premiati", "Gli elettori ci hanno premiato", "La gente ha premiato la nostra scelta politica", "I sondaggi ci premiano", non si sente altro verbo che questo: "premiare", quando un terzo degli italiani è punito dalla cattiva politica e quindi dalla vita. "Premiati". Da questo Paese sembra che siano scomparsi gli adulti.
Ah, papà, in Sardegna ha vinto Renato Soru. Quello è un tipo che ti sarebbe piaciuto. Più sardo, ostinato e silenzioso di te.
"E tu sei riuscito a litigare pure con quello!"
Che palle, mamma. Avevamo caratteri diversi, oppure uguali, eppoi non abbiamo litigato, comunque chissenefrega, io sono contento lo stesso. Non sarà un poeta ma è serio. E ha la Sardegna nel cuore. E adesso basta, ciao. Anime mie.
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Vecchio 12-07-2004, 01.57.51   #18
Gigi75
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Gigi75 promette bene
Rimane la domanda iniziale, qualcuno sa dove reperire l'audio dell puntate?
Sul sito di Cugia c'erano (o ci sono ancora) i testi, ma non l'audio.

bYe
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Gigi75 non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 12-07-2004, 02.09.00   #19
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su emule qualcosina si trova...


peccato che non trasmetta +
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Vecchio 12-07-2004, 02.25.54   #20
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Gigi75 promette bene
si già qualcosina

Cmq l'idea di scrivere a Cugia è buona. Io lo feci quando chiuse il sito di JackFolla, mi rispose in 24 ore, molto gentile

bYe
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Vecchio 12-01-2006, 02.42.11   #21
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Un evento che mai in nessuna radio si era verificato fino ad oggi: un morto che trasmette dall’Aldilà. In collegamento dall’Oltretomba Diego Cugia, il papà di Jack Folla protagonista del seguitissimo “Alcatraz”, torna, dopo tre anni di silenzio forzato, a dire la sua sull’Italia di oggi. E lo fa, questa volta, direttamente con la sua voce in una striscia quotidiana di un’ora su Radio 24.

E' proprio Cugia, in ossa e senza carne, il morto vivente del titolo che si rivolge ai milioni di italiani che si aggirano ormai come altrettanti “zombie” tra i valori di un Paese in rovina - o presunto tale - che sembra aver perso ogni passione, ogni vitalità e ogni speranza.


Ma il protagonista di “Zombie” è un morto con una gran voglia di vivere, che sa e sogna le cose per le quali vale davvero la pena vivere, e che, non avendo più nulla da perdere, osserva la realtà dal suo punto di vista ultraterreno con occhio sempre critico e pungente, ma più arreso e pacato. E così “Il fu Cugia” trova il modo di collegarsi dall’Oltretomba dove sta trascorrendo la morte in compagnia di tanti amici, da Jimi Hendrix a Elvis Presley, da Freddy Mercury a Edith Piaf, che si alternano con lui ai microfoni proponendo i loro pezzi migliori.

Diego Cugia torna in radio più carico che mai offrendo agli ascoltatori la possibilità di provare l’ebbrezza di vivere una seconda volta.
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Vecchio 12-01-2006, 22.11.04   #22
nikzeno
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Vecchio 12-01-2006, 23.19.27   #23
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Non è che la sua voce sia molto orecchiabile però, biascica le s e le t, sembra che gli cada fuori la dentiera...
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Vecchio 13-01-2006, 03.00.09   #24
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infatti...l'ho sentito anche io stasera e la voce lascia un po' a desiderare...pero' trasmette sempre ottima musica e fa riflettere ...
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