Italia, Moody's: per osservatori riforme migliori se vince Prodi
MILANO (Reuters) - Per gli osservatori della situazione italiana una vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi favorirebbe riforme strutturali più di un successo elettorale di Silvio Berlusconi . Lo afferma oggi l'agenzia Moody's, in un rapporto secondo cui il rating dell'Italia è stabile, ma esistono fattori di rischio nel medio-lungo termine.
"Gli osservatori in generale concordano sul fatto che [riforme strutturali per aumentare la competitività e raggiungere il consolidamento fiscale] sono più probabili sotto un governo di centro-sinistra a causa dell'esperienza di Romano Prodi alla Commissione europea e come presidente del Consiglio quando l'Italia si preparava all'ingresso nella zona euro" scrive l'agenzia nel rapporto.
"Questo è quello che dicono gli osservatori che abbiamo sentito" spiega l'analista Sara Bertin, sottolineando l'importanza della composizione di ogni eventuale governo.
"I litigi che un tempo si svolgevano in Parlamento e portavano alla rapida caduta dei governi in Italia mi sembra che ora si siano trasferiti all'interno della coalizione di governo e dello stesso consiglio dei ministri", dice Bertin aggiungendo che la variegata composizione delle maggioranze è il vero ostacolo alle riforme.
SCENARIO DI BASSA CRESCITA E RIGIDITA' DI BILANCIO
Moody's torna ad affermare che il rating italiano è stabile, ma indica quali potenziali fattori di rischio nel medio-lungo termine un brusco e prolungato rialzo dei tassi d'interesse, la continua vendita di asset pubblici a fronte di una crescita stagnante e un'inefficiente attuazione del decentramento fiscale.
All'attuale livello di 'Aa2', spiega l'analista di Moody's Sara Bertin, il giudizio sull'Italia incorpora già tutta una serie di problemi strutturali che portano l'agenzia a ritenere che lo scenario per il paese sia quello di una bassa crescita e di rigidità nella posizione di bilancio.
"Nel lungo termine abbiamo una preoccupazione. Il nostro scenario peggiore è che il paese non cresca affatto e continui a vendere asset per mantenere il debito costante", dice Bertin durante la presentazione di un rapporto sull'Italia a Milano.
L'analista specifica che l'ipotesi 'worst case' prevede un deficit che, nel corso degli anni, si mantiene attorno al 3-4% e si associa a una condizione di bassa crescita, quantificata come inferiore allo 0,5% annuo.
Per il momento, tuttavia, "un deficit al 4,3% con una crescita nulla non mi sembra un cattivo risultato", dice Bertin facendo riferimento ai dati di disavanzo e Pil italiani attesi per il 2005.
Inoltre per l'agenzia le dismissioni di attivi patrimoniali sono neutrali rispetto al rating se accompagnate da una corrispondente riduzione del debito.
RISCHI POTENZIALI IN TASSI INTERESSE E DECENTRAMENTO FISCALE
Tra i fattori di rischio non immediati Moody's cita anche un netto e prolungato aumento dei tassi d'interesse a livello globale e un inefficiente decentramento fiscale che incoraggi i governi locali ad allentare la disciplina fiscale.
"Questo potrebbe mettere a rischio il consolidamento fiscale a livello del governo centrale e mettere sotto pressione il rating", si legge nell'analisi presentata oggi.
"Seguiamo molto da vicino il processo di decentramento, gli effetti sul rating dipendono da come viene attuato", sottolinea Bertin.
Per quanto riguarda invece l'effetto di un aumento dei tassi sui costi del servizio del debito, Bertin sottolinea come solo un incremento brusco e per un lunghissimo periodo di tempo avrebbe conseguenze negative sul bilancio dell'Italia.
"Questo grazie alla scadenza [media] del debito, al fatto che l'Italia è membro dell'euro e che non c'è rischio di una crisi di liquidità grazie alle riserve e alla posizione delle partite correnti", dice Bertin.
A proposito del saldo corrente, Bertin sottolinea come, nonostante la fortissima perdita di quote di mercato all'estero da parte degli esportatori italiani, "la situazione sia lontana dall'essere pericolosa".
"Quando gli investitori mi parlano del deficit corrente rispondo che non ci sono preoccupazioni a riguardo in una prospettiva legata al merito di credito", sottolinea Bertin.
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