andrea70
18-09-2003, 14.56.17
...... diceva il vecchio Ugo Foscolo.
E aveva tutte le ragioni di dirlo, e d'altra parte il suo incitamento pioveva, come si dice, sul bagnato. Almeno gli italiani che interessavano a lui - colti, abbienti, desiderosi di riconoscersi in una patria, bruciavan tutti d'amore per la storia.
Difendere la storia, insegnarla, studiarla, apprenderla? Ma perché? E come, poi?
Avete presente che cosa sia diventata la nostra società civile, a che cosa si siano ridotti i rapporti fra genitori e figli? Ve l'immaginate la buona famiglia media italiana, dove al massimo si compra qualche libro giallo e nella quale si cena senza chiacchierare, gli occhi fissi sul televisore, che s'entusiasma alle vicende della battaglia di Benevento narrate dal Guerrazzi o va in sollucchero dinanzi al pa-pa-zum del Trovatore? Avete un'idea di quale sia il livello culturale medio della nostra società civile? Mi vergogno a consigliar - un pomeriggio - in TV vedendo qualche programma-contenitore, di quelli con i quiz, e ve ne accorgerete.
Insomma, oggi, della storia se ne fa "uso", il che è - concettualmente parlando - antiscientifico.
La verità è che la storia s'insegna e s'impara bene nelle società moralmente "forti". Attenzione: ho detto "forti": non buone, e nemmeno giuste. S'insegna e s'impara bene la storia là dove si deve insegnare che la società ha uno scopo collettivo: che sia la libertà o la grandezza della patria, o la supremazia della razza, o la fine delle differenze di classe, o la ricerca di una terra su cui insediare un popolo. Nelle società in cui s'insegna invece che per far carriera e per trovare un posto nella vita bisogna affidarsi alle "tre i" (impresa, inglese, informatica); nelle società dove non s'insegna nemmeno più a produrre per consumare, ma dove sembra che si debba semmai consumare per produrre di più, e nelle quali i ragazzi vengono allevati succhiando col latte il gelido edonismo del far soldi, dell'avere "cose", nel goder di libertà illimitata senza saper che cosa farne; in queste società, la storia non serve a nulla e non può interessare nessuno.
E aveva tutte le ragioni di dirlo, e d'altra parte il suo incitamento pioveva, come si dice, sul bagnato. Almeno gli italiani che interessavano a lui - colti, abbienti, desiderosi di riconoscersi in una patria, bruciavan tutti d'amore per la storia.
Difendere la storia, insegnarla, studiarla, apprenderla? Ma perché? E come, poi?
Avete presente che cosa sia diventata la nostra società civile, a che cosa si siano ridotti i rapporti fra genitori e figli? Ve l'immaginate la buona famiglia media italiana, dove al massimo si compra qualche libro giallo e nella quale si cena senza chiacchierare, gli occhi fissi sul televisore, che s'entusiasma alle vicende della battaglia di Benevento narrate dal Guerrazzi o va in sollucchero dinanzi al pa-pa-zum del Trovatore? Avete un'idea di quale sia il livello culturale medio della nostra società civile? Mi vergogno a consigliar - un pomeriggio - in TV vedendo qualche programma-contenitore, di quelli con i quiz, e ve ne accorgerete.
Insomma, oggi, della storia se ne fa "uso", il che è - concettualmente parlando - antiscientifico.
La verità è che la storia s'insegna e s'impara bene nelle società moralmente "forti". Attenzione: ho detto "forti": non buone, e nemmeno giuste. S'insegna e s'impara bene la storia là dove si deve insegnare che la società ha uno scopo collettivo: che sia la libertà o la grandezza della patria, o la supremazia della razza, o la fine delle differenze di classe, o la ricerca di una terra su cui insediare un popolo. Nelle società in cui s'insegna invece che per far carriera e per trovare un posto nella vita bisogna affidarsi alle "tre i" (impresa, inglese, informatica); nelle società dove non s'insegna nemmeno più a produrre per consumare, ma dove sembra che si debba semmai consumare per produrre di più, e nelle quali i ragazzi vengono allevati succhiando col latte il gelido edonismo del far soldi, dell'avere "cose", nel goder di libertà illimitata senza saper che cosa farne; in queste società, la storia non serve a nulla e non può interessare nessuno.