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Visualizza versione completa : Redde rationem


davlak
12-08-2003, 22.39.36
Eccolo, il Redde rationem.

Quando tocchi il cielo con un dito, quando sei lì a due passi dal paradiso, quando sei lì che pensi: "Cos'altro posso chiedere alla vita, cos'altro può capitarmi che mi renda più felice di così..."

Paghi il conto.

Capita, vero?

Qualcun'altro c'é già passato?


edit..ero io che ricordavo male.

X-5
12-08-2003, 22.46.13
mmmmmmmmm
Io sono perennamente sotto terra come morale, quindi mi sa che se mai tocco l'inferno con un dito... :D

Meglio Sovrani all'Inferno
Che Servi in Paradiso

Eccomi
12-08-2003, 23.42.15
Mi ricordavo "redde ractionem"... Devo essere più arruginito di quel che pensavo... in ogni caso, davlak, credo che la vita abbia giocato questo scherzetto a molti... Sì, lo credo decisamente. :(

E ho i "titoli" per crederlo.

succhione
12-08-2003, 23.45.59
...potrebbe anche essere REDDE RATIONEM... la resa dei conti..ma non cambia la solfa....
...misticismo da ragionieri...

afterhours
13-08-2003, 00.40.40
Originariamente inviato da davlak
Eccolo, il Redde rationem.

Quando tocchi il cielo con un dito, quando sei lì a due passi dal paradiso, quando sei lì che pensi: "Cos'altro posso chiedere alla vita, cos'altro può capitarmi che mi renda più felice di così..."

Paghi il conto.

Capita, vero?

Qualcun'altro c'é già passato?


edit..ero io che ricordavo male.


io e' dal 3 agosto 2001 che mi sembra di toccare il cielo con un dito...da quando ho incontrato la mia anima gemella :)

Dinfra
13-08-2003, 08.40.42
Purtroppo ci sono gli alti e i bassi della vita...:)

Trinity
13-08-2003, 09.58.12
Originariamente inviato da davlak
Eccolo, il Redde rationem.

Quando tocchi il cielo con un dito, quando sei lì a due passi dal paradiso, quando sei lì che pensi: "Cos'altro posso chiedere alla vita, cos'altro può capitarmi che mi renda più felice di così..."

Paghi il conto.

Capita, vero?

Qualcun'altro c'é già passato?


edit..ero io che ricordavo male.


Per questo motivo non riesco ad esser felice totalmente...so che poi dovrò pagare il conto :( e purtroppo questa cosa l'ho capita molto tempo fa.

succhione
13-08-2003, 10.10.25
Originariamente inviato da Trinity



Per questo motivo non riesco ad esser felice totalmente...so che poi dovrò pagare il conto :( e purtroppo questa cosa l'ho capita molto tempo fa.

..è tristissima questa cosa che dici..:(
...il conto x cosa..?
..Non credo assolutamente che la tua/nostra felicità possa ridursi ad un resoconto o conguaglio...
..e se può accadere che tra una cosa e l'altra ci si imbatta in un grigio momento...basta avere dietro i pennelli giusti....:):):):):):):)

Trinity
13-08-2003, 10.14.23
Si è triste,lo so.
Ho paura ad esser felice...per un giorno di felicità ho sempre pagato con tre di dolore (è un esempio) forse perchè sono pessimista,non lo so.
Esiste una cura? :)

Doomboy
13-08-2003, 10.17.00
Originariamente inviato da Trinity
Si è triste,lo so.
Ho paura ad esser felice...per un giorno di felicità ho sempre pagato con tre di dolore (è un esempio) forse perchè sono pessimista,non lo so.
Esiste una cura? :)


Mamma mia, quanto ti capisco.

Con la differenza che io ho smesso di definirmi pessimista, adesso mi definisco semplicemente "realista".

Forse sono ancora più pessimista di te.

:)

Trinity
13-08-2003, 10.28.58
:) Hai ragione Doom...è il termine giusto ;) realista forse è solo una scuola di pensiero,forse una legge di vita,forse siamo noi che pretendiamo troppo cercando la gioia "totale" mentre invece dovremmo saper accontentarci...

Doomboy
13-08-2003, 10.39.36
Originariamente inviato da Trinity
:) Hai ragione Doom...è il termine giusto ;) realista forse è solo una scuola di pensiero,forse una legge di vita,forse siamo noi che pretendiamo troppo cercando la gioia "totale" mentre invece dovremmo saper accontentarci...

Io posso dire solo che, specie dopo quello che ho passato nell'arco dell'ultimo anno, ho imparato ad apprezzare molto di più i piccoli momenti di gioia che hanno intervallato un periodo abbastanza funesto e frustrante, per vari motivi.

Penso che come dici tu, dovremmo saper accontentarci e apprezzeremmo di più quello che abbiamo (e se è per questo, lotteremmo anche di più per avere quello che vogliamo, ma ci sembra inarrivabile...ma questa è un'altra storia)

:)

sarahkerrigan
13-08-2003, 13.42.10
Originariamente inviato da Trinity
Si è triste,lo so.
Ho paura ad esser felice...per un giorno di felicità ho sempre pagato con tre di dolore (è un esempio) forse perchè sono pessimista,non lo so.
Esiste una cura? :)


...è così per molti Trinity...si passa da un piatto all'altro della bilancia della vita e speriamo sempre di poter mantenere il più possibile l'ago nel centro...speriamo che ogni momento triste, non superi quelli felici o li renda vani...
Personalmente, come ottimista ma davvero poco immune (purtroppo) alle avversità, cerco di godere di ogni momento felice, anche piccolo...tendo perfino a pregustarlo se capita di presentire...difficilmente rinuncio alla parte piacevole se quella negativa, si presenta di gran lunga superiore: rinuncio, per esempio, nel caso in cui involontariamente, pagano il redde rationem, anche coloro che mi stanno intorno...
Uhm...quindi sono d'accordo anche con Doomboy per quanto riguarda la visione realistica delle cose...


Se esiste una cura, è davvero molto "personale" ;):)

Lillo
13-08-2003, 14.52.33
Cercherò di rispondere a tutto in una volta. :eek: :D

Si, davlak, è successo spesso anche a me, specie quand'ero più piccolo e meno... "corazzato".
E sono cresciuto male, senza sapere cosa sia la felicità, con uno strano meccanismo che mi ha tenuto sempre un palmo distante dal tutto (proprio io, poi, che sono eccessivo e totale nel mio "sentire").
La paura di essere felice è una compagnia che ho tutti i giorni, e che maschero abilmente agli occhi altrui.

C'è stato un momento, nel passato recente, in cui ho creduto di poter sconfiggere questa mia maledizione, ma tutto è ancora una volta capitolato senza speranza.

Ma il "rendiconto" delle cose non lo considero del tutto un male. Piuttosto una "prova" del nostro credere in ciò che viviamo. Una sorta di prezzo che la vita ci chiede in cambio, e che può servirci per capire quanto teniamo e vogliamo quella felicità.
E ritengo che il nostro essere adulti passi proprio attraverso la capacità di saper affrontare questi costi; credere che tali conti non possano intaccare il valore del "bello" che abbiamo conquistato; spingerci piuttosto che annichilirci.

Anche se ancora non so come si faccia ad essere felici, continuo a credere che occorra lottare per poterlo essere, anche contro sé stessi.

Originariamente inviato da Trinity
Si è triste,lo so.
Ho paura ad esser felice...per un giorno di felicità ho sempre pagato con tre di dolore (è un esempio) forse perchè sono pessimista,non lo so.
Esiste una cura? :)

Vedi Trinity, è proprio la proporzione a darci la risposta. "Tre" giorni di dolore sono la dimostrazione di quanto sia più forte il giorno di felicità, e di quanto valga la pena insistere per renderlo duraturo.
Se non ci fossero i giorni di dolore, credi che potresti apprezzare quello di felicità?
Io la ritengo una questione di "visione globale".
Il dolore lo combatto (o almeno ci provo), non cerco di sopportarlo. ;)

Originariamente inviato da Doomboy
...Con la differenza che io ho smesso di definirmi pessimista, adesso mi definisco semplicemente "realista".
...
Originariamente inviato da Trinity
:) Hai ragione Doom...è il termine giusto ;) realista forse è solo una scuola di pensiero,forse una legge di vita,forse siamo noi che pretendiamo troppo cercando la gioia "totale" mentre invece dovremmo saper accontentarci...
Il realismo è l'inerzia mascherata.
Accontentarsi non la ritengo una buona impostazione.
Chi si contenta muore.
Le aspirazioni legittime ci tengono in vita, e lottare per realizzarle ci aiuta a sentirla scorrere questa vita.

Credere che tutto sia perché dev'essere, accettare la vita come viene, o peggio adattarsi alle contingenze senza reagire per trasformarle, fa parte di un atteggiamento vittimistico che poco ha a che fare con il turbamento interiore.
Così come (per dirla con Sarah (K) ) passare da un piatto all'altro della bilancia per cercare di tenere al centro l'ago.
Le cose belle hanno quasi sempre un costo più elevato.
Accontentarsi per paura di rischiare, o di soffrire, la ritengo una scelta di comodo.
La vita va vissuta, in toto finché è possibile, non subita. (F)

P.S.
Sono ovviamente i miei punti di vista, che non hanno nessuna intenzione di giudicare i modi di vivere altrui.

Lillo
13-08-2003, 15.31.58
Questa è per voi (F) (l'avevo già citata a suo tempo ;) )


Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. (P. Neruda)

succhione
13-08-2003, 15.34.45
Originariamente inviato da Trinity
...forse siamo noi che pretendiamo troppo cercando la gioia "totale" mentre invece dovremmo saper accontentarci...

..forse siamo abituati a guardare oltre..e questo è bene se siamo in uno stato di grazia..diversamente, le nuvole all'orizzonte prendono forme ingrate e menzognere...
..forse un pensiero per ciascuno d'ha un unico pensiero ancora immaturo x essere vero...o, forse, senza un "registro"dei conti non tutti sanno respirare a pieni polmoni....

Doomboy
13-08-2003, 15.55.14
Originariamente inviato da Lillo
Il realismo è l'inerzia mascherata.
Accontentarsi non la ritengo una buona impostazione.
Chi si contenta muore.


In merito a questo punto:

Io ritengo che accontentarsi non significhi accettare passivamente le cose che la vita ti dà, nè essere inerti.

Accontentarsi nel modo in cui intendo io la vita, significa vivere appieno quello che si ha, senza necessariamente cercare qualcos'altro.

E' al momento del pieno apprezzamento di quello che ho che posso guardare oltre, sennò sarò sempre superficiale.

Anche in questo caso, è un opinione personale.

:)

sarahkerrigan
13-08-2003, 19.12.32
Originariamente inviato da Lillo


Ma il "rendiconto" delle cose non lo considero del tutto un male. Piuttosto una "prova" del nostro credere in ciò che viviamo. Una sorta di prezzo che la vita ci chiede in cambio, e che può servirci per capire quanto teniamo e vogliamo quella felicità.
E ritengo che il nostro essere adulti passi proprio attraverso la capacità di saper affrontare questi costi; credere che tali conti non possano intaccare il valore del "bello" che abbiamo conquistato; spingerci piuttosto che annichilirci.

Anche se ancora non so come si faccia ad essere felici, continuo a credere che occorra lottare per poterlo essere, anche contro sé stessi.


...



Il realismo è l'inerzia mascherata.
Accontentarsi non la ritengo una buona impostazione.
Chi si contenta muore.
Le aspirazioni legittime ci tengono in vita, e lottare per realizzarle ci aiuta a sentirla scorrere questa vita.

Credere che tutto sia perché dev'essere, accettare la vita come viene, o peggio adattarsi alle contingenze senza reagire per trasformarle, fa parte di un atteggiamento vittimistico che poco ha a che fare con il turbamento interiore.
Così come (per dirla con Sarah (K) ) passare da un piatto all'altro della bilancia per cercare di tenere al centro l'ago.
Le cose belle hanno quasi sempre un costo più elevato.
Accontentarsi per paura di rischiare, o di soffrire, la ritengo una scelta di comodo.
La vita va vissuta, in toto finché è possibile, non subita. (F)




Condivido ciò che hai scritto ma, per alcuni aspetti, è molto difficile riuscire sempre a combattere...secondo il mio punto di vista, si passa da un piatto all'altro della bilancia soprattutto se non si è soli nel raggiungimento della felicità, quando entrano in gioco decisioni di altri che non coincidono con le nostre, quando il "conto da pagare" non è solo nostro...diventa un lavorio continuo e non inerzia...i dubbi aumentano e si cerca in tutti i modi di tenere in equilibrio quell'ago, che oscilla anche a causa dei numerosi cambiamenti di situazione: io desidero, considero che possa essere più felice, se andassi a vivere in un luogo diverso da quello abituale, tanto per fare un esempio banale... pur sapendo che andrò in contro a diverse difficoltà, sono disposta a superarle per raggiungere il mio obiettivo ma, non sono sola...che potrebbe succedere?...che forse, chi mi circonda, non ha lo stesso desiderio...potrei anche rinunciare alle persone che amo e proseguire per la mia strada ma, mentre il mio desiderio sarebbe esaudito, non sarei cmq felice perchè mi verrebbero a mancare quegli affetti e, non sto parlando principalmente di affetti che sono entrati dalla porta ma, di quelli che sono usciti dalle viscere...ho potuto osservare diverse persone combattute per questo motivo, recentemente una mia amica che vorrebbe tornare in Canada dove è nata ma, la sua famiglia non ne vuole sapere...si riesce a prendere il "toro per corna" in certe condizioni ma, è durissima in altre più complicate...


Ciao (F)

Lillo
13-08-2003, 19.32.53
Originariamente inviato da Doomboy


In merito a questo punto:

Io ritengo che accontentarsi non significhi accettare passivamente le cose che la vita ti dà, nè essere inerti.

Accontentarsi nel modo in cui intendo io la vita, significa vivere appieno quello che si ha, senza necessariamente cercare qualcos'altro.

E' al momento del pieno apprezzamento di quello che ho che posso guardare oltre, sennò sarò sempre superficiale.

Anche in questo caso, è un opinione personale.

:)
Concordo con te Doomboy, perché ritengo le tue affermazioni un presupposto della "ricerca". (Y)
Forse intendiamo la stessa cosa ma con termini diversi.

Io contrasto quel realismo che maschera l'atteggiamento di passiva accettazione, che impedisce di provare ad essere, bocciando ancor prima di aver tentato.
Dire che tanto si soffrirà per avere ciò che si desidera è come pensare (talvolta) che si possa cenare gratis al ristorante (perdonami ma è il primo paragone che m'è passato per la testa :D ).

davlak
13-08-2003, 19.41.49
Originariamente inviato da Trinity
............
Ho paura ad esser felice...

Io no, ma...

per un giorno di felicità ho sempre pagato con tre di dolore...

...anche io, sempre

forse perchè sono pessimista,non lo so.
..............
Forse, al contrario, perchè io sono un inguaribile ottimista.

Una mia "amica" dice che tutti, prima o poi, paghiamo dei conti in sospeso...anche se li abbiamo aperti in altre vite.

Lei non professa alcuna fede, non é una fanatica, non é religiosa.
E' una persona sobria, essenziale.
So solo, però, che se afferma qualcosa...é una cosa vera.

Lillo
13-08-2003, 19.46.46
Originariamente inviato da sarahkerrigan



Condivido ciò che hai scritto ma, per alcuni aspetti, è molto difficile riuscire sempre a combattere...secondo il mio punto di vista, si passa da un piatto all'altro della bilancia soprattutto se non si è soli nel raggiungimento della felicità, quando entrano in gioco decisioni di altri che non coincidono con le nostre, quando il "conto da pagare" non è solo nostro...diventa un lavorio continuo e non inerzia...i dubbi aumentano e si cerca in tutti i modi di tenere in equilibrio quell'ago, che oscilla anche a causa dei numerosi cambiamenti di situazione: io desidero, considero che possa essere più felice, se andassi a vivere in un luogo diverso da quello abituale, tanto per fare un esempio banale... pur sapendo che andrò in contro a diverse difficoltà, sono disposta a superarle per raggiungere il mio obiettivo ma, non sono sola...che potrebbe succedere?...che forse, chi mi circonda, non ha lo stesso desiderio...potrei anche rinunciare alle persone che amo e proseguire per la mia strada ma, mentre il mio desiderio sarebbe esaudito, non sarei cmq felice perchè mi verrebbero a mancare quegli affetti e, non sto parlando principalmente di affetti che sono entrati dalla porta ma, di quelli che sono usciti dalle viscere...ho potuto osservare diverse persone combattute per questo motivo, recentemente una mia amica che vorrebbe tornare in Canada dove è nata ma, la sua famiglia non ne vuole sapere...si riesce a prendere il "toro per corna" in certe condizioni ma, è durissima in altre più complicate...


Ciao (F)
Eh sarah, il discorso qui si amplia. :eek: ;)
Premetto che non mi riferisco assolutamente ai tuoi casi :) , ma talvolta il discorso degli affetti è solo un alibi per cercare di mascherare scelte più comode, che poi hanno ripercussioni negative a lungo termine. E parlo per esperienza personale, avendo un tempo agito in questo modo. :(

sarahkerrigan
13-08-2003, 20.18.12
Originariamente inviato da Lillo

Eh sarah, il discorso qui si amplia. :eek: ;)
Premetto che non mi riferisco assolutamente ai tuoi casi :) , ma talvolta il discorso degli affetti è solo un alibi per cercare di mascherare scelte più comode, che poi hanno ripercussioni negative a lungo termine. E parlo per esperienza personale, avendo un tempo agito in questo modo. :(


...si, è di ampio respiro...sono talmente tanti i casi e così diversi: un'altra mia amica, per fare un'altro esempio, ha inseguito, ascoltato il suo sogno di felicità pagandone durissimamente il prezzo e, in misura doppia, insostenibile per molti...restando sul discorso generale e parlando per me che preferisco l'azione, resto sulle affermazioni che ho fatto precedentemente: non rinuncio facilmente ad un momento felice anche se sono in gioco molti momenti di dolore e difficoltà...dipende...bisognerebbe scendere in particolari esempi per rendere al meglio questi pensieri...inoltre, sono ottimista per natura... penso sempre che la mia costante "presenza" spirituale possa orientarmi senza così pensare di ricorrere a ripieghi di comodo...


Ciao (F)

Eccomi
13-08-2003, 21.25.04
Mai rinunciare a quel che si può avere... Se inseguiamo sempre "grandi sogni" ci perdiamo anche quello che è a portata di mano... Briciole? Se manca il pane, si può vivere anche di quelle...

La chiave è in "quel che si può", dove si concentrano le nostre responsabilità, le nostre convinzioni morali e/o religiose... Come ho detto in un altro thread, io preferisco addormentarmi con dei rimpianti, anzichè svegliarmi con dei rimorsi... :rolleyes:

TyDany
18-08-2003, 19.01.43
Per me anche un minuto di gioia è inpagabile, anche se dovessi pagare un conto salato per un minuto di gioia.... in fondo la vita è fatta di alti e bassi, è normale, tempo fa ho toccato il fondo e dovevo per forza risalire... ora sono in alto... molto... mi sto avvicinando alla vetta e so che quando arriverò lì prima o poi dovrò scendere... amen... prima o poi si risale ;)

Bum ceche bum alla FIDEEEEEEEEL:eek: