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Visualizza versione completa : Elogio dell'ozio


exion
19-07-2007, 10.09.41
Elogio dell'ozio. Ossia elogio del saper vivere, dell'essere al mondo e nel mondo in quanto parte del mondo.

Come vivete la vostra presenza in un mondo in cui veniamo martellati quotidianamente dall'ossessione della produttività, dei margini di profitto, della riduzione dei costi, ?

Qui in Francia si parla sempre più insistentemente di abolire il regime di lavoro a 35 ore settimanali. Tremo al solo pensiero di tornare a fare 39 o 40 ore a settimana.

Certo, le 35 ore hanno abbassato di 1 punto il PIL francese. Ma è anche vero che malgrado questo la Francia rimane uno dei paesi più ricchi e produttivi del mondo.
Certo, le 35 ore rendono la manodopera meno concorrenziale rispetto agli ex paesi del patto di Varsavia poggi confluiti nell'Unione Europea. Ma è anche vero che la manodopera di questi paesi ex-comunisti è comunque concorrenziale rispetto a quella di paesi che sono a 40 ore settimanali, come la Germania.

In compenso, le 35 ore in Francia hanno rivalorizzato in modo sensazionale la qualità di vita. I genitori hanno più tempo per badare ai figli, potendo prendere delle giornate di riposo al mercoledì, quando i bambini francesi non hanno scuola. Più tempo libero significa anche più turismo, sicuramente un settore che ha beneficiato economicamente del nuovo regime. Globalmente, le 35 ore riequilibrano il rapporto tra vita privata e partecipazione individuale alla società da una parte e lavoro prestato dall'altra.

Mi pongo molte domande rispetto a questa ossessione del lavoro a tutti i costi.

Ozio, nella definizione moderna, è associata negativamente a pigrizia. Ma ozio è anche potersi dedicare a tutte quelle attività della persona che, senza produrre nulla di concreto e tangibile, elevano comunque l'anima (e quindi globalmente l'anima del mondo) tramite la cultura, la religione, l'arte, la letterattura, i contatti sociali.

Sono tre giorni che non faccio niente in ufficio. In questo periodo non c'è lavoro, non abbiamo nulla da fare, aspettiamo tutto il giorno come degli scemi davanti agli schermi del computer che arrivi qualcosa da fare. L'azienda mi paga comunque lo stipendio, eppure la sensazione di totale inutilità rispetto alla partecipazione del progresso dell'umanità è frustrante.

Ho la certezza che sarei stato più produttivo, per me stesso ma anche per la società, facendo altro oggi che venire in ufficio a scrivere thread su un forum e a leggere pagine a caso di Wikipedia.
Avrei potuto guadagnare 6 o 7 ore nella realizzazione del mio sito di vendita online. Avrei potuto cominciare la realizzazione del portale della Val Roja di cui sogno da tanto tempo. Sarei potuto andare in giro per la regione a scattare fotografie. Sarei potuto andare in città a far "girare il commercio" facendo la spesa con calma. Avrei potuto leggere e imparare qualcosa, sarei potuto finalmente andare dai miei vicini ad aggiustar loro il computer in cambio di un sorriso e un bicchiere di birra.
Non venendo a lavorare oggi sarei certo stato meno produttivo nella mia attività di tecnico, eppure sarei stato cento volte più utile al mondo.

L'ozio. Riscoprirlo ed apprezzarlo al suo giusto valore. Malgrado i martellanti richiami incessanti dei manager che, imbevuti della loro cultura bocconiana, ci vogliono far credere che l'emancipazione dell'essere umano passi attraverso il sacrifico del proprio tempo per realizzare il sogno di altri.

Sarkozy è stato eletto anche grazie allo slogan "lavorare di più per guadagnare di più".
Io, francamente, mi accontenterei di lavorare di meno per guadagnare più tempo da vivere con le persone che amo.

E voi, quanto oziate e quanto vorreste oziare?

infinitopiuuno
19-07-2007, 12.25.41
Ozio, inteso come tempo dedicato agli affetti, alla lettura e al dolce non far niente, credo sia terapeutico se non indispensabile.

Ma quanto tempo dedicarci? Per molti è bello tornare a casa e giocare con la figlia o il figlio; passare la domenica passeggiando con la famiglia o con gli amici.

Con l'avvento delle "macchine" il lavoro è diventato meno duro e la produttività è salita in modo vertiginoso...quindi si potrebbe pensare di ridurre ulteriormente il tempo dedicato al lavoro.

MA non vivendo in un sistema chiuso, dal quale molte belle teorie sono nate per poi infrangersi contro la realtà, non è possibile proseguire sulla strada della riduzione delle ore lavorative.

E poi l'ozio è pericoloso poichè porta a riflettere, a pensare e criticare...e a "Loro" questo non piace.

Personalmente l'ozio mi annoia ma mi riposa e aiuta.

Robbi
19-07-2007, 12.26.25
@ Mat
Ma sai, concordo di fondo con l'idea di lavorare meno, per riprendersi e riassaporare il piacere di fare certe cose nella vita, come quello di riallacciare rapporti umani, con chi ti sta vicino, in cambio magari di un sorriso o di un bicchiere di vino.
A Milano come ben sai esistevano i travèt, termine ormai desueto per indicare l'impiegato di basso livello, mal retribuito che fa lavori di cacca che nessuno vuole.
Oggi con i contratti atipici, gli interinali e similia siamo tutti o quasi dei travèt.

Due facce della stessa medaglia?? Non si capisce, o perlomeno io faccio fatica a capire se queste nuove forme di lavoro a basso reddito sono necessarie per reggere la competizione con chi lavora 15 ore/gg, vive in un tugurio di 20 mq, magari con altri 10 connazionali :rolleyes: oppure serve per ingrassare "il Padrone" oppure e' una nuova parola d'ordine della sinistra "Lavorare a poco prezzo per lavorare tutti" concedimi la licenza poetica rispetto all'originale!

Mah! forse e' vero tutto, forse non e' vero nulla, siamo noi che se vogliamo/ possiamo ci dobbiamo riprendere il tempo per l'ozio o per guardare il tramonto al mare magari con una bella gnocca accanto!
Certo che con 1200 euro di salario medio, magari il mutuo della casa e un paio di marmocchi a carico e' dura solo pensarlo l'ozio.

Io so solo che ieri in una riunione delle ore 18 fatta per non decidere nulla, ho mandato affanculo, (ora si puo' dire sentenza della Corte di Cassazione) :D
3/4 persone ad un altro paio ho detto che quando mi incontrano devono passare radenti al muro e con gli occhi bassi e ad un altro che se mi deve parlare, mi mandi un fax perche' la sua voce mi irrita!
Anche questo fa parte dell'ozio o dei piaceri della vita? Boh! non lo so sicuramente fa parte della mia stron@aggine, che poi tale non e' per chi mi conosce bene.

La nota di colore sul rampantismo di certi manager te la risparmio, potrei avere delle difficoltà a tenere dentro le dita le lettere da battere sulla tastiera. :x:
L'esempio che citi tu e' classico dei corsi per i manager che le Aziende organizzano per i cervelli del futuro, riempiendoli con siffatte fesserie.
Prendi una vanga mettila in mano ad un uomo e chiedigli di scavare un buco, per farci quello che vuole, una fossa un solco, o solo per piantare una patata.
Se ha paura di sporcarsi le scarpe, ti sei gia' fatto una prima idea di quanto vale!

:)

Sbavi
19-07-2007, 13.05.08
E voi, quanto oziate e quanto vorreste oziare?

Regola Uno:
Esiste la morte per oziare.

Regola Due:
Mai spegnere il cervello per più di 5 ore al giorno.

biologist1972
19-07-2007, 13.46.44
Regola Uno:
Esiste la morte per oziare.

Regola Due:
Mai spegnere il cervello per più di 5 ore al giorno.
:mm: :mm:

exion
19-07-2007, 14.33.39
Regola Uno:
Esiste la morte per oziare.

Regola Due:
Mai spegnere il cervello per più di 5 ore al giorno.


Se intendi in modo del tutto conformista l'ozio come far niente, sì.

Se lo intendi invece nel modo molto più classico e antico di libertà dall'obbligo di produrre qualcosa e raggiungere un obiettivo, durante l'ozio si possono anche collateralmente realizzare cose grandissime senza per questo essersene fissati l'obiettivo.

L'ozio non è l'inazione, l'ozio è la libertà di poter fare senza dover fare.

zen67
19-07-2007, 14.52.09
Per gente (ne facevo parte tempo fa, come tutti o quasi) che non ha il lavoro, il discorso delle 35, 38 o 45 viene sicuramente visto con il fumo negli occhi... non parliamo dell'ozio che quando è forzato si trasforma in apatia e poi in depressione...:o
Il lavoro nobilita ed è più di un modo per guadagnar la pagnotta.... non per niente i nostri padri fondatori lo hanno messo tra gli articoli della ns. Costituzione...

@ exion con il passare del tempo l'idea "positiva" dell ozio ovvero quella di una quella di un certa speculazione + o - intelettuale su vari argomenti, ... come cerchiamo di fare in questo forum :o :D, è stata soppiantata da un'idea alquanto negativa di pigrizia e di voglia di non fare....

Al giorno d'oggi dei sofisti come Ippia o Protagora verrebbero visti come dei fanulloni e farebbero la fame..... :o

exion
19-07-2007, 15.11.05
Per gente (ne facevo parte tempo fa, come tutti o quasi) che non ha il lavoro, il discorso delle 35, 38 o 45 viene sicuramente visto con il fumo negli occhi... non parliamo dell'ozio che quando è forzato si trasforma in apatia e poi in depressione...:o
Il lavoro nobilita ed è più di un modo per guadagnar la pagnotta.... non per niente i nostri padri fondatori lo hanno messo tra gli articoli della ns. Costituzione...

@ exion con il passare del tempo l'idea "positiva" dell ozio ovvero quella di una quella di un certa speculazione + o - intelettuale su vari argomenti, ... come cerchiamo di fare in questo forum :o :D, è stata soppiantata da un'idea alquanto negativa di pigrizia e di voglia di non fare....

Al giorno d'oggi dei sofisti come Ippia o Protagora verrebbero visti come dei fanulloni e farebbero la fame..... :o

L'ozio forzato non è più ozio, dal momento che l'ozio stesso esclude l'idea di costrizione.
Infatti si chiama disoccupazione e non ozio o tempo libero, e a livello teorico è una condizione nella quale si dovrebbe essere iperattivi per ritrovare lavoro.

Se si cade nella depressione e nell'apatia, non è causa dell'ozio forzato, ma piuttosto del sentimento di esclusione da una società che comunque esprime già un giudizio negativo, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, su chi non lavora.

exion
19-07-2007, 15.29.03
Vi faccio un esempio molto concreto del mio pensiero.



Ieri un manager altolocato del gruppo per cui lavoro si è ritrovato bloccato col suo BlackBerry. Non veniva riconosciuta la password all'accensione (dettaglio importante: la password del BlackBerry viene impostata in locale sul palmare dal suo proprietario, non c'è nessuna possibilità di modificarla da remoto e 'lunica persona che può cambiarla è il proprietario del blackberry)

Alle 9 di sera, ha chiamato la sua segretaria a casa. Questa, invece di mandarlo a quel paese, supinamente ha piegato la testa e chiamato il call center. Qui un collega gli ha risposto che i tecnici sono disponibili tutti i giorni dalle 8 alle 19, quindi doveva richiamare l'indomani.
La segretaria richiama il manager informandolo. Questi chiede alla segretaria di richiamare il call center appena possibile.
Stamattina la segretaria arriva in ufficio alle 8.15 (invece che alle 9) e come prima cosa chiama il call center. Il tecnico del call center (cioé io) le spiega che non mi serve a niente parlare con la segretaria che non ha il BlackBerry, ho bisogno di parlare col manager. Mi dà allora il numero di cellulare. Lo chiamo e non risponde. Mi metto una nota per richiamarlo più tardi.
Alle 9.30 la segretaria in panico richiama. Il manager insiste per essere richiamato, è urgente, non può restare ulteriormente senza email. Lo richiamo tre volte, alla terza volta finalmente risponde, e candido come un bambino mi dice che ha provato a inserire la password xyz123! anziché xyz123+ e ora funziona.


Analizziamo il suo comportamento.

Dal punto di vista della società iper lavorativa incentrata sulla produttività a tutti i costi, il manager si è comportato da campione. Il suo BlackBerry è il suo principale strumento di comunicazione aziendale fuori dall'ufficio. Preoccupato di restare "disconnesso" dall'azienda il minor tempo possibile, ha chiamato la segretaria incurante dell'ora.
D'altra parte non poteva egli stesso chiamare il call center: le sue attività produttive sono ben troppo importanti e la segretaria deve appunto assisterlo in questo. Ha sollecitato la segretaria per che facesse la chiamata stamattina, e l'ha risollecitata quando ha visto che il ricontatto dal cal center tardava.
In circa 12 ore, di cui 10 notturne, il manager grazie alla sua reattività e tenacia è rientrato in comunciazione al 100% con tutti i servizi aziendali.



Se analizziamo invece le sua azioni nel "mondo reale", ecco cosa ne viene fuori:

1) Il manager ha sprecato una considerevole quantità di tempo personale
2) Il manager ha sprecato una quantità di tempo personale della segreteria, chiamandolo fuori orario di ufficio, e chiedendole di fare qualcosa di totalmente inutile (chiamare il call center, quando il call center non può fare nulla con la segretaria in linea)
3) Il manager ha sprecato una quantità notevole di risorse aziendali (la chiamata al call center anche se interno viene fatturata alla sua azienda) per non fare nulla, vista che comunque la password del BlackBerry essendo locale nessuno avrebbe potuto sbloccaglierla (e si suppone che un manager di una multinazionale leader delle telecomunicazioni sia abbastanza intelligente per capirlo al volo)



Se questo uomo ieri sera avesse deciso di andare in chiesa a fare una preghiera, o di fare una partita a scacchi con suo figlio, o di cucinare per sua moglie, non credete che avrebbe contribuito al progresso dell'umanità più di quanto abbia fatto sprecando risorse a destra e a manca?

La società iper-produttiva del lavoro a tutti costi brucia risorse dissennatamente.

2 secoli fa, da 100 producevamo 90.
Oggi invece, produciamo 10 da 1000 e il 900 che resta lo buttiamo.

Non dobbiamo lavorare di più. Dobbiamo lavorare meglio.